La guerra civile è uno dei grandi temi ricorrenti della narrativa spagnola del Novecento. Affrontarla, per molti autori, significava e significa fare i conti non solo e non tanto con il passato (proprio e della propria nazione), ma soprattutto mettere il dito in una ferita ancora aperta e tutt'altro che in fase di guarigione.
Tra gli scrittori che la vissero sulla propria pelle, parlarne significò troppo spesso raccontare le cause della propria sconfitta e del perdurante esilio dalla terra natìa. A volte raccontare la propria esperienza significò fare i conti con e mettere un punto finale sulle proprie speranze ed illusioni, altre volte aveva il senso di continuare a lottare per gli ideali e le patrie perdute. Comune a tutti è invece era la percezione di aver perso, forse per sempre, la propria innocenza, di aver assistito - per alcuni per la seconda volta nello stesso secolo - all'eclisse della ragione. Anche in questo la Guerra Civile Spagnola si configura come prova generale dell'ecatombe successiva, la II Guerra Mondiale.
La "elaborazione", e quindi il "superamento" del passato della Guerra Civile e del Franchismo sono temi che tutt'ora dividono la società spagnola. Il recupero della memoria storica delle vittime, e soprattutto dei vinti, polarizza tutt'ora l'ambito politico e agita le anime più sensibili del mondo culturale spagnolo. Già a partire dagli tardi anni '40, a conflitto appena concluso, in un clima di censura, tabù e terrore, si ebbe i primi, timidi e ben velati tentativi di descriverne il lascito opprimente. Furono di seguito scrittori che non avevano più l'esperienza diretta della guerra, ma quella altrettanto condizionante dei loro padri incarcerati, impauriti e spesso titubanti a darne testimonianza, a spianare pian piano, di fronte a mille ostacoli, censure, incarcerazioni e intimidazioni, la strada verso una discussione più aperta sulla tragedia degli anni '30.
Ma solamente con la vittoria della democrazia, dopo la morte del dittatore e la lenta consunzione dell'apparato di repressione da lui ideato, s'inaugurò il filone narrativo, quello retrospettivo sulla Guerra, che ha avuto tanta fortuna e tanti suoi adepti, quanto era sentita l'urgenza con cui porre finalmente le domande eluse per decenni e di tentarne delle risposte. Se il ricordo della Guerra Civile Spagnola agì durante la democraticizzazione del paese, a partire dal 1977, come ricordo-monito onnipresente, portando la classe politica spagnola, pur divisa, a evitare una deriva radicalizzatrice (che poteva evocare quella del 1936), la letteratura spagnola recente sentì il bisogno non già di sanare la ferita, ma di evocare per la prima volta i destini, le sofferenze e le tragedie di coloro che da feriti vinti non poterono dar voce al proprio dolore. Fu quel grido a destare anche le coscienze politiche di chi avrebbe poi tentato di raddrizzare l'ago della bilancia tra vinti ed vincitori di 80 anni fa.