Con il termine anime si indicano tutte le opere di animazione di produzione giapponese, mentre in Giappone esso indica ogni forma di animazione indipendentemente dallo stile o dall'origine geografica. Secondo l'ipotesi più accreditata la parola anime (アニメ?) deriva dall'abbreviazione di animēshon (アニメーション?), traslitterazione giapponese della parola inglese animation, ovvero "animazione". In termini più leggeri, spesso gli anime si raggruppano per caratteristiche narrative, estetiche, stilistiche e visuali, che sono anche quelle più immediatamente riconoscibili dai fruitori, come per esempio una narrazione continua che si dipana per più episodi, grande varietà cromatica o l'uso della tecnica d'animazione limitata. In questo senso alcuni autori e case di produzioni occidentali hanno cominciato a raggruppare sotto il termine anime alcune produzioni occidentali, in realtà ci sono alcune differenze tra i due stili che spingono gli studiosi a definirle come "ispirate dagli anime".
In Giappone, esiste una forte tradizione di forme di narrazione e di intrattenimento basate sulle immagini. Le prime forme furono gli emakimono, lunghi rotoli dove venivano riprodotti racconti illustrati. Gli studiosi sono propensi nell'affermare che gli emakimono abbiano in seguito influenzato gli ukiyo-e o i manga. Importanti apripista furono anche il kamishibai, il teatro d'ombre, il teatro di burattini noto come bunraku e l'utsushie. In questo groviglio di tradizioni e culture, nel XX secolo i primi artisti nipponici furono spinti a fare brevi filmati di disegni fotografati in sequenza. Per questa ragione un filmato ritenuto antecedente al 1915 di autore sconosciuto e mai proiettato pubblicamente, Katsudō Shashin, viene a volte citato come il primo esempio di anime. Ma è attorno agli anni '50, in seguito allo sviluppo dei manga e della televisione, che si hanno i primi e veri anime. Mittsu no hanashi (新しい動画 3つのはなし?) del 1960 fu il primo film anime a essere trasmesso in televisione. Di questi anni sono anche Astro Boy e Kimba - Il leone bianco. Non sono titoli citati a caso, perché sono entrambi tratti da un manga e il loro mangaka decide di riproporli sotto forma appunto di anime. Il loro creatore Osamu Tezuka influenzerà molto la successiva produzione nipponica, in quanto i due titoli sono i primi lavori fatti in più episodi.
Le storie anime sono molto più complesse delle produzioni occidentali d'animazione. I personaggi vengono caratterizzati e sviluppati con maggior attenzione. Il ruolo della donna assume la stessa importanza della figure maschili, ecco che per esempio troviamo figure di donne guerriere. La cultura giapponese è fortemente intrinseca nelle produzioni nipponiche. Una grande differenza con il mondo occidentale è il rapporto che i personaggi hanno con il proprio corpo, molto più liberale rispetto a noi.
Gli anime sono rivolti a tutte le fasce d'età e ceti sociali e ne esistono di varie tipologie:
kodomo, opere indirizzate ai bambini;
shōnen, produzioni per ragazzi e adolescenti, che spesso ricadono nei generi azione, fantascienza e fantasy;
shōjo, anime per ragazze, principalmente storie sentimentali e d'amore;
seinen, per un pubblico maschile dai 18 anni in su, con contenuti più sofisticati, violenti o erotici;
josei, per un pubblico femminile dai 18 anni in su, che tratta soprattutto della vita quotidiana, lavorativa o sentimentale di giovani donne.
Tutte le produzioni di anime hanno gli stessi generi narrativi di quelle occidentali: comico, avventura, drammatico, storico ecc. Uno dei sottogeneri più vecchi e diffusi però è il mecha, una tipologia di anime fantascientifici incentrata sulla tecnologia e le macchine, in cui a dominare la scena sono sovente robot giganti. Due correnti del fantastico tipicamente giapponesi sono invece l'isekai, storie in cui il protagonista viene trasportato in un universo parallelo o mondo alternativo, e il mahō shōjo, un sottogenere con protagoniste dotate di poteri magici che solitamente impiegano ricorrendo a vistose trasformazioni. La varietà di formati è molto ampia nella produzione nipponica: un primo è costituito dai film, i quali si dividono in base alla loro lunghezza in lungometraggi, mediometraggi o cortometraggi e possono avere diversa qualità in base al budget utilizzato, poi ci sono le serie tv, il formato più diffuso e importante. Negli ultimi anni con la diffusione di altri dispositivi e piattaforme sono nati gli original anime video (per il mercato home video) e gli original net anime (streaming su Internet e web TV). Negli anime viene largamente usata la tecnica dell'animazione limitata, usata principalmente per risparmiare tempo e denaro, ma anche per porre più attenzione ad altri aspetti come la qualità dei disegni, la storia, il ritmo narrativo ecc. I personaggi vengono di solito rappresentati in modo semplice e stilizzato, mentre l'ambientazione è molto dettagliata e realistica. Tutto questo ha lo scopo di avvicinare lo spettatore ai personaggi e immergerlo nel paesaggio circostante. Molto caratteristico è l'uso abbondante del colore e una forte attenzione allo stato d'animo dei personaggi stessi. Il charather design è chiaramente influenzato dai manga e segue dei canoni di bellezza tipicamente giapponesi. Per identificare lo stato d'animo dei personaggi è consuetudine usare dei simboli accanto al viso: come per esempio una croce per identificare l'ira o una goccia di sudore per nervosità e tensione.