Marche tipografiche e loghi editoriali

Il tratto distintivo dell'Editore

Creato da:
Chiara S.
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Ultimo aggiornamento: 28/12/2022

Ci sono alcuni elementi che contraddistinguono i libri: dall’utilizzo di una certa carta, alla rilegatura, alla scelta del carattere. Uno di questi tratti distintivi presenti soprattutto nel libro antico è la marca tipografica che può essere definita come l’immagine solitamente apposta sul frontespizio del libro, e accompagnata da motti che contraddistinguono l’attività dello stampatore. Era di fatto l’antesignano del copyright editoriale ed era utilizzata a garanzia dell’autenticità dell’opera stampata dal tipografo, in difesa di contraffazioni. Non si esclude che tale esigenza pratica avesse anche una funzione estetica, basti pensare alla ricercatezza di alcuni emblemi tipografici rintracciabili a partire dalla metà del XV secolo.
Le marche tipografiche possono svelare segreti e aneddoti particolari perché raccontano molto della personalità degli stampatori del passato: esse potevano rappresentare, simboli, allegorie, accadimenti particolari, come eventi astronomici, simboli religiosi, teorie scientifiche, feste popolari, cartoline d’epoca con il ricordo di monumenti ormai andati perduti. 

Marca di Fust e SchöfferLe prime apparizioni si ritrovano negli incunaboli, ovvero nelle prime opere prodotte dalla tipografia, di solito prive di frontespizio e per tal motivo, la marca compariva nel colophon, a fine volume.

L'esordio di una marca tipografica viene fatto risalire all’attività dei tipografi tedeschi Johann Fust e Peter Schöffer, in un salterio da loro stampato nel 1457 (il Salterio di Magonza – ne esistono solo 10 copie), al       colophon, compare un piccolo “fregio”, che sembra rappresentare due stemmi araldici sospesi su un unico ramo. Un motivo molto semplice ben lontano dalle rappresentazioni sofisticate ed elaborate che caratterizzano questo ambito nel XVI e VXII secolo.  In Italia il primo ad utilizzare una propria marca tipografica fu il francese Nicolas Jenson, Marca Jensonforse il più importante stampatore a Venezia dopo Giovanni da Spira, e prima di Aldo Manuzio: la garanzia di autenticità da lui scelta era scomposta da un cerchio e dalla croce di Lorena a doppie braccia . 

Se poi nel corso dei decenni gli stampatori idearono marche tipografiche bizzarre ed elaborate, non è strano che altri tipografi ri-utilizzarono simboli e immagini già in uso: lo stesso Jenson fu copiato da altri stampatori che magari modificavano in qualche particolare la marca tipografica di partenza

Non si deve inoltre dimenticare che le famiglie di tipografi, al passaggio di generazione, creavano piccole varianti alla marca di partenza, creando un proprio tratto distintivo comunque nel segno della continuità, una sorta reinterpretazione del logo aziendale originale.

Marca tipografica di Christophe PlantinE’ il caso della famiglia Platin - Moretus, impresa tipografica fondata nel 1550 ad Anversa, il cui capostipite scelse un compasso come tratto distintivo delle sue opere. In seguito il nipote Balthazar accostò altri elementi grafici come una stella, al compasso.

La simbologia delle marche tipografiche diviene più elaborata e potremmo dire studiata già a partire dalla fine del 1400, permettendoci di conoscere il mondo al quale lo stampatore apparteneva, rivelandoci una notevole quantità d'informazioni sui propri interessi e la propria sensibilità.

Nel panorama degli antichi stampatori impossibile non citare Aldo Manuzio che inizia la sua attività di tipografo a Venezia sul finire del XV secolo quando la Serenissima era un “luogo più simile a un mondo intero che a una città “, per il fermento culturale che si respirava nel XV e XVI secolo, e per la presenza di molti intellettuali di origine greca con biblioteche ben fornite di codici greci. Manuzio sceglie come tratto distintivo delle sue pubblicazioni un delfino che si attorciglia attorno a un’ancora accompagnata dal nome di battesimo e dalla citazione latina “Festina lente”, affrettati lentamente. Erasmo da Rotterdam ci ricorda che tale motto fu caro a due imperatori, Augusto e Vespasiano: il primo lo usava di frequente nella sua conversazione quotidiana e lo citava nelle sue lettere, il secondo aveva coniato una moneta d'argento, con l’effige descritta, donata da Pietro Bembo a Aldo Manuzio.  Come spiega lo stesso Erasmo “La moneta è rotonda e l'immagine si iscrive quindi in un cerchio, che rappresenta l'eternità, senza inizio e senza fine. L'ancora, che lega e trattiene le navi, indica la lentezza. Il delfino, più veloce e più agile di ogni altro animale, indica la velocità.” Dopo i filosofi antichi e i due grandi imperatori romani, Manuzio è il primo a riprendere l'antico adagio, tradotto nell'immagine che è divenuta la sua insegna

Lo studio delle marche tipografiche è importante non solamente perché ci restituisce l’universo culturale nel quale lo stampatore viveva, ma ci consente di conoscere le tecniche tipografiche e tecnologiche editoriali del tempo. Rimanendo sempre nella bottega di Manuzio sappiamo infatti che introdusse il carattere corsivo, e l’invenzione del volume di piccolo formato in ottavi.

 Elzevier, Leida XVI Secolo.A partire dalla metà del 1500 la marca tipografica sente la necessità di farsi più elaborata, non solo per stupire il lettore, anticipando così uno dei temi cari al barocco, ma anche e soprattutto per eliminare ogni dubbio sull’autenticità dell’appartenenza dell’opera. La contraffazione del marchio non è cosa rara già in questo periodo e gli editori tentano di proteggere il proprio lavoro attraverso elementi originali, e caratteristiche uniche delle proprie opere.

Un’immagine molto utilizzata è quella dell’albero o di una pianta in generale; il marchio più famoso in questo caso appartiene alla famiglia Elzevier, nel campo della tipografia da generazioni, con la sua sede a Leida, in Olanda. Nel Seicento si afferma l’uso dei marchi emblematici, spesso arricchiti con motivi ornamentali di stile barocco, accompagnati da titoli prolissi e incorniciati da una ricca decorazione. Molto interessanti sono le marche che riportano vedute di città e monumenti, scelti spesso come omaggio ai luoghi di appartenenza del tipografo, ma in alcuni casi molto utili per identificare scorci cittadini e memorie di antiche vestigia ormai perdute. In altri casi ritroviamo il tipografo ritratto nella marca, magari in un atto devozionale verso il proprio santo protettore, in altri appare il ritratto fisiognomico.

L’elaborazione dei marchi si fa sempre più complicata nel corso del XVII con l’aggiunta di fregi, e sovraccarica di simboli e significati, divenendo un vero e proprio rebus di difficile interpretazione.

Logo editore EinaudiNel XIX secolo l’uso della marca tipografica decade, e ai giorni nostri si può dire che il suo ricordo viva nei loghi scelti dai singoli editori contemporanei: un esempio fra tutti Einaudi con lo struzzo raffigurato, con un chiodo serrato nel becco, entro un ovale accompagno dal motto” Spiritus durissima coquit” che significa che lo spirito digerisce le cose più dure. Questo logo apparteneva in origine della Rivista fiorentina “La Cultura” rilevata da Giulio Einaudi e chiusa dal Regime Fascista nel 1935.

La grafica del logo continua, anche ai giorni nostri, a essere un importante segno distintivo delle case editrici che scelgono grafiche e colori per essere immediatamente distinguibili lettori.

logo Penguin BooksUna delle case editrici più prestigiose al mondo la Penguin Books ha recentemente pubblicato in occasione degli 80 anni di fondazione l’albo illustrato “The journey of penguin” di Emiliano Pozzi che racconta la storia immaginaria del pinguino che si è fatto strada nella storia come simbolo di un amato editore. Un solitario pinguino antartico, sognando l'avventura, parte per una lunga nuotata verso nord. Arrivato finalmente a Londra nel 1935, incontra l'occasione di una vita: sono in corso le audizioni per trovare il volto di una nuova casa editrice. Il pinguino vince, ovviamente, e così inizia un'avventura che lo porta a New York e nel cuore dei lettori di tutto il mondo. Un modo originale per rendere omaggio al lavoro affascinante e complesso dell’editore.

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