Jack London

Uno scrittore selvaggio

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Ultimo aggiornamento: 22/08/2022
John Griffith Chaney, conosciuto con lo pseudonimo di Jack London, nacque nel 1876 a San Francisco, in California, figlio illegittimo, già all’età di dieci anni decise di abbandonare le mura domestiche e di trasferirsi nella città di Oakland dove iniziò a lavorare nel porto. Svolse molti mestieri, dallo scaricatore, al lustrascarpe, dal lavandaio al mozzo, dal pugile al coltivatore, al ricercatore d’oro. Fu anche arrestato per vagabondaggio e internato in un penitenziario giovanile. Questa difficile esperienza divenne per lui l’occasione per avvicinarsi al mondo dei libri e della lettura. Si formò da autodidatta e successivamente si iscrisse all’università. Prima di affermarsi come scrittore di successo però fu assunto a Londra per scrivere reportage come giornalista, e in seguito inviato in Giappone e in altre parti del mondo come corrispondente di guerra.

 

Durante il periodo di studi scrisse alcuni racconti per il giornale scolastico ispirati soprattutto a Stevenson e Kipling. Dal 1900, dopo il successo del suo romanzo più famoso, Il richiamo della foresta, si dedicò interamente al lavoro letterario, scrisse romanzi di avventura, autobiografici, racconti, reportage. Solo una piccola parte dei suoi numerosi scritti vennero pubblicati. Tuttavia riuscì ben presto a diventare uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti scrittori del suo tempo, i suoi romanzi sono stati tradotti in molte lingue. Quelli più importanti furono scritti per un pubblico adulto che poi sono divenuti classici per ragazzi.

 

Per saperne di più, visita la pagina Wikipedia dedicata a Jack London

 

Quelli come Jack sono torrenti che balzano dai dirupi scoscesi, acqua che dona le sue gocce preziose a chi desidera cogliere e lasciarsi bagnare dallo spirito della sorgente. Jack London non imbottigliava quest’acqua, piuttosto, tentava di seguire la sua strada sino a dove portava, ovunque fosse.

Lo fece sfuggendo a precipizi e intemperie, perché dopotutto, "L’avventura era bella da vivere. Tutto qui.” Da "Le strade dell’uomo", pagina 11.

"Perché l’uomo è la cosa più irrequieta che la vita conosca” Da "Zanna bianca", pagina 1.


Radio3 torna a far ascoltare le parole di un autore che a 100 anni di distanza ci parla come nessuno dei principi dell’umano alle prese con la lotta per la vita. La lettura dei suoi più famosi romanzi e racconti, sarà affiancata dalle sue pagine meno battute (come quelle de Il popolo dell’abisso) e la sorpresa inedita dell’ascolto della sua voce! (grazie al sensazionale ritrovamento negli archivi americani di alcune registrazioni dello scrittore mentre detta delle lettere, proposti nella puntata di martedì 22 novembre da Radio3 Scienza).

 


Pochi mesi dopo essere tornato in California dal Klondike, Jack London scrisse a un amico: «Non ho ancora smesso di prendermi a calci per non aver portato con me una macchina fotografica ». Una frase eloquente per spiegare la passione di London per la fotografia. I suoi scatti, sublimano gli attimi della vita di poveri, mendicanti, migranti che costituiscono i suoi soggetti preferiti. Ritrarli gli consente di denunciarne la condizione al limite dell'umano e nel contempo esprimere il sogno di libertà e benessere che portano nel cuore.

Per saperne di più sull'attività di fotografo di Jack London clicca qui
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