Sporchi, indomabili, anarchici e insofferenti ad ogni tipo di regola. L’immaginario comune del punk sconfina dall’ambito prettamente musicale per estendersi a tutto un movimento che coinvolge una filosofia di vita, la quale ha saputo influenzare non poco anche l’arte e la moda. Nato in America alla fine degli anni ’70 dalla delusione e dal fallimento dell’ideologia Hippie, si è poi diffuso soprattutto in Inghilterra come movimento anticonformista, indomito, di denuncia e ribellione verso una società consumistica e capitalistica nella quale i punk non si riconoscevano. Non è più il tempo dei fiori e dei pensieri generati da un collettivo altruistico e pacifista ma è quello della rabbia, della disillusione, dell’egoismo in cui ognuno è per sé. Se nemmeno così tante persone e tanta convinzione dell’epoca Woodstockiana è riuscita a cambiare il mondo allora nulla potrà farlo. La nuova gioventù fugge dalle responsabilità, si rifiuta di crescere e trovare posto “canonico” nel mondo (
I don't want to grow up Ramones).
Gli americani Ramones
La musica come sempre diviene messaggio e voce di una generazione. La musica punk si contraddistingue per le ritmiche incalzanti, veloci, i brani sono di durata breve, soprattutto se confrontati alle interminabili digressioni e virtuosismi degli artisti fusion e progressive di quegli anni. In piena antitesi con loro, i suoni punk sono semplici, graffianti, talvolta disconnessi a tal punto da sembrare stonati o eseguiti da dilettanti. Questo per sottolineare che ognuno può imbracciare una chitarra e suonare (o quasi) per esprimere ciò che ha dentro. Il rock ha distrutto se stesso assieme ai suoi idoli di inarrivabile bravura per tornare ad essere il linguaggio di una controcultura underground, pericoloso, primitivo e provocatorio come ai suoi esordi. I testi delle canzoni sono violenti diretti e hanno sovente connotazioni politiche e di protesta verso una società perbenista ma senza scrupoli.
A Londra il genere punk trova ampio consenso supportato da una condizione politica ed economica al limite della crisi, in cui disordini e scontri con le forze dell’ordine erano all’ordine del giorno. La disoccupazione era a livelli altissimi e il divario tra classi agiate e proletariato era sempre più ampio. In questo panorama desolante trovano seguito gruppi come Clash, Damned e naturalmente i Sex Pistols, che inquadrano la situazione del momento soprattutto nella canzone
God save the Queen, in cui si ripete la parola No future, incarnando il pensiero collettivo di tanti giovani alla deriva. In occasione del Giubileo d’Argento della regina Elisabetta, i Sex Pistols tentarono di suonare la canzone a bordo di una chiatta sul Tamigi. A seguito di una rissa la barca attraccò e vi furono degli arresti ma l’evento creò una tale pubblicità da far balzare la canzone ai vertici delle classifiche. Pur considerati icona del periodo, i Sex Pistols furono una scheggia impazzita del panorama musicale e contribuirono a diffondere la cultura punk ma furono anche abilmente manovrati a livello mediatico e pubblicitario divenendo essi stessi parte del meccanismo che cercavano di combattere. La mission del punk era anche promuovere e preferire il lavoro delle piccole case discografiche indipendenti, da quello delle major multinazionali che investivano grandi finanziamenti per creare dei pacchetti discografici adatti al grande pubblico, di qualità superiore ma privi dei quella libertà e indipendenza che era la spina dorsale della cultura punk.
Gli inglesi Sex Pistols
A cavalcare l’onda della moda punk ci pensa un personaggio come
Billy Idol, ragazzaccio dalla cresta bionda con energia travolgete, accusato da molti di essersi “venduto” al mercato divenendo però icona pop di successo.
Ciò che rimane a distanza di quasi vent’anni come eredità del punk è soprattutto l’energia e l’abbattimento dei muri che dividono gli dei del rock dai comuni mortali. Resiste il pensiero che chiunque può dire la sua, che chiunque può fare e vivere come meglio crede anche senza assecondare la massa, ma esprimendosi fuori dal coro. Il punk si è aperto a mille sfaccettature che conservano comunque tratti del suo carattere originario. L’eredità di quel “Non voglio crescere” dei Ramones, rimane nelle canzoni scapestrate dei
Blink 182, cosiccome l’invito a pensare con la propria testa e la denuncia sociale e politica dei Clash, si ritrova in album come American Idiot dei
Green day. Si è forse persa l’immediatezza del suono a favore di una sonorità più ricercata e una tecnica di livello superiore. Il punk si è forse piegato alla moda ma comunica ancora ai giovani ribelli dell’ultima generazione.