Francesco Alunno: lessicografo, grammatico, calligrafo

Francesco Alunno, pseudonimo di Francesco del Bailo (Ferrara, 1485 – Venezia, 1556), è stato un grammatico italiano.

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Luciano
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Ultimo aggiornamento: 01/03/2023

Lessicografo, grammatico ed esperto calligrafo, Francesco Del Bailo è generalmente conosciuto con il nome umanistico di Francesco Alunno.

 

Alunno nacque a Ferrara probabilmente nel 1484 da Niccolò, appartenente alla piccola nobiltà ferrarese, e da Beatrice Ronchegallo e ricevette verosimilmente nella stessa città una prima formazione scolastica e umanistica. Su questa dovette esercitare un certo influsso l’ambiente colto della famiglia materna e in particolare Giovanni Ronchegallo Ghioldi, noto giurista insegnante di diritto allo Studio ferrarese e pisano, poeta e lettore del Petrarca.

Non vi sono notizie riguardo una formazione di tipo filosofico e teologico nella scuola ferrarese del minorita Agostino de’ Righini o una particolare formazione religiosa, tuttavia l’Alunno potrebbe aver assunto lo stato ecclesiastico non più giovanissimo se si considera che viene menzionato nei Diari udinesi dove Gregorio Amaseo narra di una visita all’Aretino a Venezia il 2 novembre del 1539 insieme con «pré Fr. Alunno».

 

A Ferrara trascorse i primi anni, mentre durante la giovinezza e la maturità visse tra Udine e Venezia; mantenne i contatti con la città natale dove aveva parenti e amici come A. Guarino e B. Ferrino. A Udine insegnò per diverso tempo e il suo nome figura tra i maestri del ginnasio per il 1503, 1529-32, 1535, regolarmente stipendiato come maestro di aritmetica, abachista e calligrafo. Lo stesso Alunno scrive che Udine non è «meno cara che la natia patria Ferrara, imperciò che potrei quasi con verità dire di aver fatto in essa tanto di profitto quanto in me si ritrova e sì nell’arte dello scrivere e dell’arithmetica come nella lingua volgare et in altre facultati quali per hora lasciamo» nella sua opera Fabrica del mondo (s.v. Udine) stampata a Venezia nel 1548.

 

A Udine frequentava personaggi come Gregorio e Girolamo Amaseo, Tiberio Deciani, Bartolomeo Lovaria. In quegli anni a Udine si trovava anche Eustachio Celebrino, famoso calligrafo (visse a Udine fino al 1510), e Niccolò Liburnio vi scrisse Le tre fontane (Le tre fontane di Messere Nicolò Liburnio in tre libri divise, sopra la grammatica, et eloquenza di Dante, Petrarcha, et Boccaccio pubblicato a Venezia nel 1526), prima raccolta lessicale a stampa, elenco di voci ricavate dalle opere dei tre grandi trecentisti.

 

Dopo gli anni trascorsi a Udine, l’Alunno si trasferì a Venezia dove si stabilì definitivamente; scomparve l’11 novembre 1556. La sua presenza a Venezia è documentata dal 1532, dove risulta stipendiato come maestro di calligrafia; nella città lagunare, scrive l’Alunno «rallegromi bene meco spesso di aver speso la maggior parte de’ miei più fruttuosi anni, con assai honorato stipendio dell’ecc.mo Consiglio dei X, per rendere disciplinati i giovini de la loro cancelleria et fargli adorni di bellissimi caratteri delle nostre nuove foggie di lettere» (Fabrica del mondo, s.v. Vinegia).

All’epoca era ben noto come esperto calligrafo e meno come filologo.

 

Negli anni trascorsi nella città lagunare collaborò con l’industria tipografica non solo come autore e revisore di opere sue ma, pare, anche come disegnatore e incisore dei punzoni per le stampe corsive della tipografia F. Marcolini presso la quale stampò Le osservationi sopra il Petrarca (1539). A Venezia vennero pubblicate le sue opere lessicografiche, espressioni di un orientamento puristico, a cominciare, appunto, da Le osservationi, il cui intento è quello di costruire un formario di voci tratte dal Petrarca, opera seguita da una seconda edizione (del 1550).

 

Mantenendo il principio di tenere distinta la lingua della prosa da quella della poesia, nel 1543 pubblicò Le ricchezze della lingua volgare sopra il Boccaccio, un’opera che ha conosciuto grande successo di vendite con edizioni successive.

 

L’ultima e più ambiziosa opera dell’A. è la Fabrica del mondo (1548) nella quale intende registrare le voci di Dante, Petrarca, Boccaccio e di altri buoni autori «mediante le quali si possono scrivendo esprimere tutti i concetti dell’huomo di qualunque cosa creata».

 

La Fabrica viene considerata il primo vocabolario metodico della lingua ed è diviso in dieci sezioni (Dio, cielo, mondo, elementi, anima, corpo, uomo, qualità, quantità, inferno). Nella compilazione di quest’opera lessicografica si rileva che l’A. non solo si basa sull’autorità delle fonti ma anche sul proprio giudizio per poter inserire voci che altrimenti resterebbero escluse. Ne deriva un’opera che vuole essere un quadro completo di riferimento della lingua letteraria ma che finisce per comprendere anche voci dell’uso.

 

Carla Marcato in Dizionario biografico dei friulani 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

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