<<Ho un solo desiderio per l'aldilà, che non vengano a cercarmi i rompiballe.>>
Alda Merini (Milano 1931, ivi 2009) è considerata una delle più importanti voci poetiche del ‘900 italiano. Tramite la scrittura, la poetessa è riuscita a trasmettere quelle che sono state le ombre e le luci della sua vita.
La sua esistenza è stata segnata da molti momenti difficili, che si ritrova ad affrontare fin da bambina.
Le amarezze della vita, la guerra, la povertà e l’abbandono della scuola, infatti, caratterizzano gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza.
Si sposa giovane con Ettore Carniti, operaio e sindacalista, con cui ha un rapporto travagliato, fatto di gelosie e liti violente. La poetessa proprio a causa di questo rapporto e della sua sensibilità, finirà più volte ricoverata in manicomio, esperienza che segna inevitabilmente la sua poetica. Le quattro figlie avute con il marito Ettore vengono allontanate dall’ambiente familiare e cresciute da altre famiglie, ulteriore motivo di instabilità e depressione nella vita della scrittrice milanese.
Scoperta da Spagnoletti e ammirata da Quasimodo, Raboni, Manganelli e Pasolini. Ha vinto il Premio Librex Montale 1993 e il Premio Viareggio nel 1996.
Ha esordito con il volume di poesie La presenza di Orfeo nel 1953. Dopo gli anni di manicomio, durante i quali sospende la scrittura, pubblica L’altra verità. Diario di una diversa nel 1986, seguito da opere in prosa come Delirio amoroso nel 1989, Il tormento delle figure nel 1990, La vita felice nel 1996 e raccolte di poesia come La Terra Santa nel 1984, Vuoto d’amore nel 1991, Titano amori intorno nel 1993, Ballate non pagate nel 1995 e La volpe e il sipario nel 1997.
Per conoscere meglio le varie sfaccettature della vita e della poesia di Alda Merini, oltre a suggerire i libri che si possono trovare presso le biblioteche di Mira e Oriago, riportiamo a seguito alcune interviste che la poetessa ha concesso e che possono aiutare a capire gli aspetti che hanno contraddistinto la sua vita.
<< I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle. >>