L'8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle), si sviluppò un incendio che provocò una vera e propria strage e costò la vita per ustioni e gas tossici a 262 minatori di cui ben 136 erano immigrati italiani.
Le dinamiche d'innesco dell'incendio sono da ricondursi ad un blocco agli ascensoni nel condotto d'aria principale, che per una sfortunata serie di accadimenti portò al trancio di un cavo elettrico e di una tubatura di olio ad alta pressione, a cui seguirono fiamme e fumo che saturarono la miniera senza lasciare scampo ai minatori e agli animali da soma che trasportavano i carichi più pesanti. I soccorsi accorsero in massa ma non riuscirono ad intervenire efficacemente per l'impossibilità di accedere al pozzo a causa del calore, del fumo e delle fiamme che continuarono a lungo a bruciare le strutture lignee della miniera. Solamente il 22 agosto uno dei soccorritori, tornando dalla miniera sentenziò la morte di tutti i minatori che erano rimasti intrappolati nel pozzo.
Dopo la tragedia furono aperte ben tre inchieste per chiarire l'accaduto ed eventuali responsabilità ma nessuna riuscì a definire una versione pienamente convincente ed esaustiva. Numerose furono le omissioni e le manchenze di misure di sicureza che non permisero un epilogo diverso.
La presenza massiccia di italiani era dovuta alla forte emigrazione dai territori nazionali che versavano in condizioni di miseria e disoccupazione dopo la fine della guerra. In Belgio invece le conseguenze della guerra portarono ad una forte carenza di manodopera che non permetteva alla nazione la ripresa delle attività industriali. Un accordo tra i due paesi denominato
Protocollo italo-belga, prevedeva l'invio di duemila uomini a settimana da impiegare nelle miniere di carbone che poi sarebbe stato in parte inviato a Roma.
Attualmente la dismessa miniera è divenuto patrimonio storico Unesco.
Per sapere nel dettaglio cosa accadde nella miniera vi proponiamo alcuni link: