La particolarità che mi ha colpito di più di questo libro è lo stimolo alla curiosità. Il continuo chiedersi perché, da dove viene, chi era. Lo stimolo al pensare, a documentarsi a voler conoscere non solo la storia dell'oggetto in sé ma tutto quello che si può apprendere e scoprire, partendo da un punto per arrivare ad un altro che non c'entra assolutamente nulla con quello da cui siamo partiti. Come nei famosi "sei gradi di separazione", ogni elemento è collegato e bastano pochi passaggi per andare in luoghi e tempi diversissimi. Il passaggio avviene partendo da oggetti apparentemente banali, cose che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, un tagliacarte, una scrivania, una cuffia da doccia, una maglietta con una stampa. Tutti oggetti senza un autentico valore oggettivo, che siamo abituati ad avere vicino e che forse non abbiamo mai guardato davvero. Ma se persino questi possono condurci verso una forma di "sapere" quanto precludiamo alla nostra conoscenza a causa della nostra pigrizia o disinteresse? Lo spirito d'osservazione e la curiosità secondo me sono i motori che ci permettono di migliorarci, di osservare, di comunicare capendo le esigenze e le condizioni di ciò che osserviamo. Documentarsi, voler saper di più è l'unico modo di entrare davvero in contatto coscienziosamente e ciò che direttamente ne deriva, quasi inconsciamente, è il rispetto. Credo che questo abbia una valenza assoluta e se funziona con gli oggetti può funzionare, a maggior ragione, anche verso con gli essere viventi.