Il 9 ottobre del 1963 alle 22.39 una frana si stacca dal Monte Toc e precipita nel bacino artificiale del torrente Vajont, delimitato sui lati dalla valle omonima e chiuso a ovest da una diga. La tracimazione dell'acqua coinvolge dapprima i paesi adiacenti alle sponde del lago, quindi il fondo valle, quando un'onda gigantesca scavalca la diga (che resta intatta) per scendere precipitosamente a valle e distruggere tutto quello che incontra, provocando la morte di quasi duemila persone. Dopo anni di studi, dibattiti, processi, ricerche, le responsabilità vengono ricondotte ad alcuni elementi tra i vertici e i progettisti della SADE, società elettrica veneziana che gestiva l'opera, che pur resisi conto delle caratteristiche geologiche del territorio interessato e quindi della potenziale pericolosità di un progetto di quell'entità nei pressi di roccia friabile, sottovalutarono il rischio e portarono a termine i lavori. Il film ripercorre gli avvenimenti degli anni che precedettero il disastro, dalla progettazione della diga fino al giorno fatidico. L'aggiunta di alcuni personaggi di fantasia non toglie nulla alla veridicità della tragedia, che il regista racconta in modo pacato e rispettoso.