Theodor Kallifatides è un autore greco che negli anni Sessanta è emigrato in Svezia.
In Svezia si è laureato in Filosofia e poi ha iniziato la sua carriera di scrittore. E’ autore di romanzi, saggi, poesie, sceneggiature. Tutte le sue opere sono scritte in lingua svedese.
Nel 2015, all’età di 77 anni, colto da una crisi creativa accompagnata da una certa stanchezza, sente di non essere più in grado di scrivere come un tempo, quando la scrittura emergeva in lui come da una fonte inesauribile. Ora teme che questa sorgente si sia esaurita. Egli capisce inoltre di aver perso il contatto con la società svedese che è in profonda trasformazione. Le regole del mercato hanno progressivamente trasformato lo stato sociale, privatizzando funzioni e strutture pubbliche secondo i principi dell’imprenditoria privata.
La povertà a Stoccolma è sempre più evidente e, contrariamente al passato, sempre più si manifesta l’intolleranza nei confronti degli stranieri. Nello stesso periodo la Grecia soffriva di una profonda crisi dettata dall’enorme debito pubblico e necessitava degli aiuti europei. Al disagio si era aggiunto anche un certo senso di vergogna per le umiliazioni subite dalla Grecia da parte di alcuni paesi europei. La perduta serenità e la presunta perdita dell’ispirazione spingono Kallifatides a chiudere lo studio di Stoccolma dove si ritirava per scrivere e a rifugiarsi nella casa che condivide con la moglie. All’iniziale senso di sollievo e di libertà si sostituisce l’idea di essersi arreso all’inattività, anziché insistere nel continuare a scrivere.
Non ha però dimenticato il suo paese d’origine: la Grecia e la lingua greca gli mancano intensamente. Riceve l’invito a partecipare ai festeggiamenti in suo onore nel liceo della sua cittadina di origine, Molaoi, dove i ragazzi, che lo conoscono per aver letto i suoi libri, stanno mettendo in scena una tragedia di Eschilo. Decide di accettare l’invito e di trascorrere un po’ di tempo in Grecia, nel tentativo di ritrovare una parte di sé che pareva spenta.
Assiste alla rappresentazione di Eschilo e, fin dall’inizio, le parole recitate nella sua lingua madre agiscono come una pioggia su un terreno arido, donandogli il senso di una rinascita.
Con questo stato d’animo, cautamente, ritorna a scrivere e lo fa in greco con l'immediatezza e la spontaneità di un tempo. Per merito di quei ragazzi aveva ritrovato la sua lingua, la sua vera patria.