Una donna nella notte polare, di Christiane Ritter

Memorie dall'Artico

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Lisi
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Ultimo aggiornamento: 10/08/2023

Nel 1934 Christiane Ritter decide di raggiungere il marito, capitano di lungo corso esperto di navigazione polare, cacciatore e pescatore, all’isola di Spitsbergen, nell’arcipelago delle Svalbard, per trascorrervi un anno.

Sconsigliata da amici e parenti, parte convinta di avere davanti a sé un lungo periodo di quiete, leggendo nel calore e nella comodità della capanna e facendo lunghe dormite. Tutte le sue aspettative di donna europea si infrangeranno già al suo arrivo. Si troverà a vivere in una angusta catapecchia foderata di cartoni catramati, riscaldata da una stufa malfunzionante, unica fonte di calore per affrontare l’inverno artico. Con molto spirito di adattamento si dovrà adeguare alla dura vita dei cacciatori, nutrendosi di carne di animali cacciati nella baia, spaccando la legna per la stufa, andando a prendere l’acqua, lavando e rassettando il piccolo alloggio. In compenso parteciperà a numerose spedizioni lungo la costa e nell’entroterra dell’isola. Imparerà a riconoscere i segnali che preannunciano il maltempo, affronterà da sola una bufera di neve durata nove giorni, nei quali vivrà giorno e notte nel fragore della tempesta e del mare mosso, chiusa nella capanna scossa da un vento furioso.

In questa lotta ingaggiata con la natura scopre una forza che non pensava di avere e trova in se stessa una sicurezza e una spavalderia acquisite con la gioia di combattere contro una potenza superiore. Godrà della bellezza straordinaria del paesaggio. Nel buio della notte polare potrà apprezzare lo spettacolo delle aurore boreali, la bellezza del cielo stellato e della luna, con un’attrazione e un senso di compenetrazione con il paesaggio stesso così forte da confonderla.

Si attua così in lei una graduale trasformazione, il senso di repulsione iniziale si trasforma in una totale “infatuazione” per la vita essenziale in un luogo estremo in cui l’esperienza, la conoscenza e il rispetto dell’ambiente, del clima e della fauna sono essenziali per la sopravvivenza stessa dell’essere umano.


Nata nel 1897, Christiane Ritter è stata un’artista e autrice austriaca. Ha scritto “Una donna nella notte polare” al suo ritorno in Austria dall’isola di Spitsbergen. Da allora è diventato un classico della letteratura di viaggio e del nature writing tradotto in numerose lingue. Christiane Ritter è morta a Vienna nel 2000 all’età di 103 anni  (Fonte: Kellereditore.it)


Per saperne di più sulle isole Svalbard qui

Consigliato da
Lisi

Ho scelto questo libro di Christiane Ritter perché sono sempre attratta dai libri che narrano di esperienze fuori dell’ordinario, da avventure vissute in condizioni estreme in territori remoti. Ne sono affascinata perché sono esperienze così lontane dalla cosiddetta vita civile, così improponibili per gran parte di noi, abituati ai comfort di oggi ed alle continue relazioni sociali.

Si tratta di un’avventura vissuta da una donna della buona società mitteleuropea, nel lontano 1934, per nulla esperta di viaggi nell’Artico e con una vaga idea della vita che la stava aspettando in quei luoghi remoti. Ho iniziato il libro con qualche riserva, visto che la narrazione tratta di battute di caccia a cui anche l’Autrice ha partecipato, ma la lettura si è subito fatta interessante dal momento in cui lei racconta del suo arrivo a Spitsbergen, della sua sorpresa mista a delusione nel trovarsi in un ambiente decisamente poco ospitale. La scrittrice mi ha portata in un mondo che si potrebbe considerare extra-terrestre, per il paesaggio desertico, le condizioni climatiche proibitive, i pericoli collegati e la condizione di isolamento in cui si è trovata a vivere per un anno. Avvincente come un romanzo di Jules Verne, Christiane Ritter ci trasmette il senso di infinita libertà e la totale assenza di vincoli in cui ha vissuto le sue giornate. Le descrizioni del mondo polare sono memorabili. Esse lasciano un’impressione vivida della asprezza, bellezza e purezza della natura di quei luoghi. La Natura si esprime con una forza implacabile nella furia delle bufere di neve alternate alla calma ed al silenzio assoluti, nel succedersi delle giornate in pieno sole anche a mezzanotte, seguite dal lungo periodo di buio assoluto della notte polare. Nella quiete succeduta ad una bufera, di fronte allo spettacolo del paesaggio trasformato dal ghiaccio, di fronte alla luna splendente nel buio della notte polare o nello spettacolo delle aurore boreali Christiane avverte la grandezza della natura selvaggia e (con le sue parole) “la legge dell’esistenza che qui si manifesta nella sua forma più piena” e ne rimane completamente ammaliata. Mi sono congedata da questo libro con tanta curiosità e il desiderio misto alla paura di vivere un’avventura simile.

copertina Una donna nella notte polare

Una donna nella notte polare

/ Christiane Ritter
Nel 1934, la pittrice Christiane Ritter lascia la sua comoda vita in Austria e si reca nella remota...
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