Tutto per nulla, di Walter Kempowski

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Andras
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Ultimo aggiornamento: 14/05/2021

Inverno 1944/1945, Prussia orientale. Le armate russe si trovano a pochi chilometri dalla tenuta del Georgenhof, maniero della piccola nobiltà tedesca dei von Globig. Il podere, ormai un po’ decaduto, è abitato da Katharina, bellezza dall’aspetto mediterraneo, moglie del proprietario Eberhard, assente perché ufficiale della Wehrmacht di stanza in Italia, dalla zia Helena, chiamata Zietta, slesiana dal cuore leale verso il Führer, e il protagonista Peter, ragazzo di una decina d’anni e figlio dei signori von Globig. La drammaticità della situazione viene a lungo relegata in secondo piano dal fluire regolare delle quotidiane faccende personali degli attori. La superficie consuetudinaria viene appena increspata dalla visita di una serie di persone inaspettate e dalle palpitazioni scaturite da colpe inconfessate personali e collettive. Di qua e di là compaiono testimoni di questi peccati, un gruppo di lavoratori forzati, qualche ebreo, ma il narratore impersonale osserva con ironico distacco, quasi impassibile attraverso le singole coscienze dei protagonisti il quadro fosco e inquietante di una Prussia orientale congelata a 20 gradi sotto zero nel silenzio, nel non detto, nell’omissione. Un cielo plumbeo fa da cornice meteorologica ad uno stato metafisico segnato da queste inconfessabili colpe a cui nel precipitare finale dei destini personali non è dato rimediare, poiché, come sta citato nell’esergo: “Soltanto la tua grazia e il tuo favore valgono a rimetter i peccati; a nulla giova tutto il nostro agire anche nella migliore delle vite (Martin Lutero)”.

“Tutto per nulla” si racconta sullo sfondo dell’evacuazione di centinaia di migliaia di cittadini di etnia tedesca dai territori minacciati dall’avanzata delle armate sovietiche. Il flusso migratorio iniziato spontaneo nel 1944 finirà cinque anni dopo con la dislocazione forzata di circa 12 milioni di tedeschi dai territori di Russia, Paesi Baltici, Polonia, Cecoslovacchia ed Europa sud-orientale. Questo esodo non ha trovato per lungo tempo posto nella discussione pubblica e storiografica tedesca a causa degli equilibri politici dettati dalla Guerra fredda e degli sforzi che richiedeva la elaborazione del passato nazionalsocialista. L’autore fu uno tra i primi ad occuparsi del vissuto di questi esuli con il recupero della loro, e di altri, memoria diaristica in un opera gigantesca di 10 volumi prima, e poi con la narrazione delle sorti immaginarie dei von Globig. L’autore non cede ad una descrizione patetica delle sciagure dei singoli. Egli parte sempre dalla consapevolezza che “tutta la mia opera si pone l’obiettivo di dimostrare la nostra [dei tedeschi] colpa”. L’improbabilità che questa “cartografia del dolore” susciti compassione è ribadita dalla convinzione della vanità di ogni sforzo umano – “Tutto per nulla” – ai fini della remissione dei peccati, ai fini di evitare in fondo al cataclisma il giudizio finale.

Consigliato da
Andras
Sin dalle prime pagine mi colpì quel forte contrasto tra l'atmosfera livida, tipica delle desolazioni concentrazionarie da una parte e quel sentimento di calore familiare di una casa governata con tutti i crismi - cuoche, aiuti domestici, amici della famiglia, cane - dall'altra. Nulla vi manca che non possa far pensare ad un focolare accogliente e viene quasi quasi voglia di mischiarsi con gli abitanti del maniero. Se non fosse appunto per lo spazio fuori di casa, il palcoscenico non più del singolo, ma quello delle masse, della storia e delle sue tragedie. Ecco, esser riuscito ad evocare magistralmente nello scenario millenaristico di una “Germania anno zero” i giorni e le settimane di uomini – si direbbe di piccoli, ordinari cittadini tedeschi - dotati di paraocchi, gravati di colpe riconosciute e non riconosciute, ma comunque nel loro piccolo capaci di moti d’umanità e di una strenua, quanto inutile lotta di sopravvivenza è il merito di Walter Kempowski. L'autore descrive la soggettività delle sue figure con delicatezza conferendo, malgrado il distacco, a loro un calore umano che contrasta con la drammaticità degli eventi narrati e l'aura raggelante ed estraniante dell'esodo tedesco del 1945.
copertina Tutto per nulla

Tutto per nulla

Kempowski, Walter
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