"The judge" è un perfetto prodotto del cinema americano, carico di autocritica verso il sistema, ma che al contempo fa intravedere una possibile redenzione per i personaggi che spiccano proprio grazie ai meccanismi del sistema stesso. Ma non è un film giudiziario con al centro un avvocato rampante che diventa il mattatore assoluto in un processo, non c'è la ricerca della verità per far trionfare il buono che si vede negato un giusto riconoscimento a causa di un sistema corrotto in mano ai ricchi e ai potenti, non si è travolti da un crescendo che inchioda lo spettatore fino al colpo di scena finale. È un film che scorre su due piani, che si incrociano e si sovrappongono: l'aula di un tribunale e il "focolare domestico". È un film sui conflitti tra un padre e suo figlio che si riversano nel rapporto, anch'esso problematico, tra i due quando si ritrovano, quasi costretti, a collaborare nelle vesti di cliente e avvocato. Due persone determinate e capaci ma estremamente diverse: uno retto e integerrimo, il perfetto giudice di provincia, esempio e pilastro della comunità, che ha la più alta considerazione della legge; l'altro un abile giocoliere capace di ogni stratagemma per salvare anche il criminale più incallito. Dal difficile confronto personale, più che professionale, tra i due emerge il valore della giustizia. Sono molti i film (e ultimamente le serie TV) ambientati nelle aule dei tribunali americani. Quasi tutti ben confezionati, ben interpretati e incentrati su temi importanti e sentiti, i cui protagonisti si battono come leoni per i diritti dei più deboli: "Philadelphia", "L'uomo della pioggia", "La giuria" per citarne alcuni. "The judge", rispetto a molti altri, ha qualcosa di diverso e che mi ha affascinato: la situazione si capovolge e la giustizia qui è inseguita e voluta, quasi pretesa, dall'imputato stesso, un uomo onesto che considera la legge come un qualcosa di sacro, disposto pagare le conseguenze delle sue azioni per ciò che lui stesso ha sempre considerato importante, che la giustizia sia, appunto, espressione di ciò che è giusto.