"Non è il mio genere". Si dice così riponendo a scaffale un libro preso in mano, rigirato e sfogliato, ma che alla fine si decide di non iniziare nemmeno. In realtà io di romanzi simili ne ho letti diversi, ma bisogna tornare indietro nel tempo, quando divoravo le pagine di Stephen King come si fa coi pop-corn al cinema: uno dietro l'altro, senza soluzione di continuità, fino a toccare il fondo del bicchiere, che sia formato mini o famiglia. Inoltre, ho scelto questo libro attratto dalla grafica. Cosa che - si dice - non si dovrebbe fare, perché non si giudica un libro dalla copertina. E se questo detto è usato per esprimere un concetto più profondo, può valere anche per l'esempio in sé.
Non è il mio genere e la copertina non dovrebbe essere determinante. Eppure posso dire che mi è andata bene. Non sarà un romanzo profondo come i grandi classici dell'800 e l'autore non avrà scavato nei personaggi come sanno fare gli intimisti nordici o mitteleuropei. Ma Teddy è un thriller ben strutturato e dotato di una scrittura snella, ma non essenziale, dal quale è difficile staccarsi. La narrazione al presente e in prima persona aiuta a immergersi nella lettura di una storia in divenire e consente di legarsi alla protagonista, una ragazza dalla vita complicata, semplice e curiosa, che condivide col lettore i pensieri e il suo punto di vista su ogni cosa e con la quale si entra da subito in sintonia.
Essendo appunto un thriller, non ha senso aggiungere troppi commenti, si rischierebbe di rovinare il piacere della scoperta. Mi sento comunque di consigliare questo romanzo agli amanti del genere, delle trame da sbrogliare, degli intrighi e dei colpi di scena. Credo che, come me, non ne resteranno delusi.