Dimentichiamo per un momento castelli con ospiti terrorizzati da ombre che si aggirano per i corridoi o moderni appartamenti i cui proprietari esasperati ingaggiano sedicenti cacciatori per disinfestarli dagli spiriti che popolano camere da letto e sale da pranzo o che, nei casi più divertenti, fanno "bù" quando si scosta la tendina della doccia. Lasciamoci alle spalle simpatici esserini che stringono amicizia coi nuovi inquilini, per vivere con loro d'amore e d'accordo finché non sarà il momento di andarsene per sempre. In questo particolarissimo film - come in altri del resto - la presenza spiritica si manifesta con rumori sinistri e con lo spostamento e la caduta di oggetti. Ma in questo caso siamo partecipi delle angosce del fantasma, non delle persone che spaventa. Il fantasma, un umano congelato in una condizione che fatica a comprendere, che si rifiuta di lasciare questo mondo e accogliere la sua nuova natura ed esistenza perché sente di aver lasciato troppe cose in sospeso. Si muove a scatti, rovescia oggetti, accende e spegne le luci senza che apparentemente nessuno tocchi l'interruttore, fa tutto ciò che è in suo potere per contare ancora qualcosa. Se lo si potesse vedere mentre agisce, le reazioni sarebbero di perplessità e rabbia, ma è invisibile e scatena paura. Non ci importa degli umani che subiscono la sua ira e i suoi scherzi; siamo solidali con lui, per la difficoltà che ha di afferrare i nuovi, pochi e insoliti sentimenti che prova e che caratterizzano una condizione a cui non è abituato, quasi uno stato di sonno ma alla rovescia, fatto di pochi lampi di realtà in un perpetuo dormiveglia. Prova ad aggrapparsi con le unghie ai pochi brandelli di vita e di umanità che ancora gli sono rimasti, sperando di non scomparire prima di aver assaporato dell'amore un ultimo, dolcissimo ricordo, e lasciarsi finalmente andare.