Dopo aver letto le prime pagine introduttive scritte da Wu Ming senti la voglia di chiudere il libro, pensare ad altro e dimenticare quello che hai letto. Come se fosse possibile. Una voce però dice di continuare a leggere, dice che se siamo a questo punto e anche perché ci siamo sempre voltati dall'altra parte. I libri o i film distopici, se così possiamo definire questo libro, sono solitamente ambientati in paesi distanti o in territori non bene definiti in cui si fatica a riconoscersi, oppure in un imprecisato futuro distante da domani. Ma nel nostro caso il territorio in questione ha già una sua data di scadenza. Di questo libro, oltre allo sconcerto per quanto può accadere, mi ha colpito anche la forte nostalgia per un tempo che oggi deve ancora passare, una sensazione presente in ogni racconto. In mezzo a questo mare, emerge la rassegnazione di chi ha già deposto le armi e non crede più che si possa non solo invertire la rotta, ma nemmeno governare il timone per evitare di annegare. Se effettivamente quanto previsto inevitabilmente accadrà e si formerà una nuova Atlantide, mi auguro ottimisticamente che avvenga con modalità diverse e che si trovino soluzioni innovative che permettano di non abbandonare questo territorio, magari chissà creando delle nuove Venezie. A mio parere è sicuramente positivo l'impegno concreto con cui gli scrittori vogliono far luce sulle problematiche climatiche mettendoci di fronte al fatto compiuto, ed è interessante la composizione in diversi racconti indipendenti eppur indissolubilmente legati allo stesso destino.