26 aprile 1986. Ore 01.23 e 58 secondi. Una serie di esplosioni porta alla distruzione del reattore e del fabbricato della quarta unità della centrale elettronucleare di Černobyl'. Per la piccola Bielorussia e la sua popolazione è una catastrofe nazionale: 485 cittadine e villaggi sono andati perduti. Di questi, 70 sono stati completamente interrati. Nel momento esatto in cui è avvenuto il disastro di Černobyl' ci sono state due catastrofi concomitanti: una sociale, l’altra cosmica. La prima parla della situazione di sofferenza della popolazione della Bielorussia: non vi era idea di cosa fosse accaduto, di come ricevere le cure e di dove rifugiarsi; la seconda, quella cosmica, riguarda il fatto che il livello di radioattività verrà registrato in diversi paesi del mondo anche solo dopo meno di 24 ore. Al momento il quarto reattore, denominato “Ricovero”, conserva nel suo ventre foderato di piombo e cemento armato circa venti tonnellate di combustione nucleare. La realizzazione del sarcofago era stata realizzata da ingegneri di San Pietroburgo, con l’aiuto “da lontano” di robot ed elicotteri. Quanto durerà? Non ci è dato sapere, visto che ancora oggi è impossibile avvicinarsi a gran parte degli assemblaggi e strutture e quindi non si può valutare la possibile durata.
Si è parlato e scritto tantissimo di questo disastro tecnologico, considerato il più grande del XX secolo. Questo libro lo consiglio in quanto non sarà l’ennesimo saggio di dati, ipotesi, fatti scientifici, bensì una testimonianza di quella che viene definita sostanzialmente catastrofe sociale.
L’autrice, premio Nobel per la Letteratura nel 2015, Svjatlana Aljaksandraŭna Aleksievič (traslitterato: Svetlana Aleksandrovna Aleksievič), nel 1997 dà alle stampe Černobyl' skaja molitva, un libro che parla del popolo dimenticato di Černobyl'. Sono passati 10 anni dalla tragedia quando la prima edizione viene pubblicata. In essa la giornalista e scrittrice compie un viaggio lungo tre anni, rivolgendo le proprie domande a vari dipendenti della centrale, a uomini e donne che hanno dovuto abbandonare le loro case o ad altri che, al contrario, continuano a vivere nella zona proibita. L’innovazione di questo libro è la possibilità che viene data di esporre la propria verità a coloro che hanno vissuto la tragedia sulla loro pelle. Diviso in tre capitoli, Preghiera per Černobyl' riporta le testimonianze sotto forma di monologhi, e dà voce a quelle persone che la notte del 26 aprile 1986 hanno visto una forte luce bianca provenire dalla centrale che ha cambiato completamente la loro vita.
L’autrice scrive in una sezione all’interno del volume, riguardo la sua indagine: “Ho intervistato persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali”.
Svetlana Aleksievič, nata in Ucraina il 31 maggio 1948, è nota per essere stata la principale cronista tra i connazionali che trattò gli eventi principali dell’Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo. Nel 2015 riceve il premio Nobel per la Letteratura "per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo".
“La guerra non ha un volto di donna: L'epopea delle donne sovietiche nella Seconda Guerra Mondiale” o “Ragazzi di Zinco” sono due dei più famosi libri scritti dalla Aleksievič, tradotti poi in venti paesi.
Preghiera per Černobyl' è stato tradotto l’ultima volta basandosi sul testo riveduto e ampliato dall’autrice nel 2001, rinnovato rispetto alle edizioni tradotte precedentemente, racchiudendo al suo interno un maggior numero di interviste e di testimonianze.
Per un ulteriore sguardo sulle realtà descritte da questa scrittrice Premio Nobel: clicca qui