L'autrice ricostruisce la vita di suor Arcangela Tarabotti, partendo dai documenti d'archivio e dai suoi scritti e immaginando la quotidianità di una donna che ha vissuto la forzatura monastica nel Convento di Sant'Anna nel 1600. Una figura caparbia e di carattere, che ha denunciato con determinazione una decisione paterna che l'ha condannata ad una condizione non voluta, anzi sofferta. Antesignana del femminismo in un epoca in cui ci si interrogava ancora se le donne possedessero un anima come gli uomini, suor Arcangela ha risposto a tono a quanti pensassero che le donne dovessero essere considerate inferiori e a chi pretendeva di avere il controllo delle loro vite. Ha scritto la sua protesta nero su bianco creando con l'inchiostro una delle prime crepe in una consuetudine assodata e inevitabile.