Era il 1979 quando Hayao Miyazaki realizzò per la Tokyo Movie Shinsha il suo primo lungometraggio Lupin III - Il castello di Cagliostro, mentre era il 2018 quando realizzò il suo ultimo cortometraggio Kemushi no Boro. In 36 anni di carriera ha all'attivo un numero considerevole di lungometraggi, cortometraggi e serie tv. Ho sempre amato i lavori dello studio Ghibli e dello stesso Miyazaki. Quello che mi ha sempre colpito è come un disegno del fumettista prenda vita nell'anime ed è, a mio parere, pura magia per il suo tratto fine e anche per tutti quei particolari che li rende simili alla realtà. Il documentario a mio parere è una piccola finestra sul lavoro del regista. Infatti, la telecamera lo segue durante un normale giorno lavorativo allo studio Ghibli. Come già detto, è incentrato sulla realizzazione del suo primo cortometraggio con la tecnica CGI. Mi ha colpito molto la personalità del regista che viene fuori: nonostante non abbia lavorato tanto con questa tecnica, anzi si potrebbe dire che non la ami particolarmente, si mette in gioco e affronta una nuova grande sfida. Cerca di adattare il suo creare anime. Ricordo in particolare una scena in cui gli animatori CGI, avevano appena digitalizzato il bruco e lo stavano facendo muovere per la prima volta. La considerazione di Miyazaki fu: "Non mi convince, il corpo si muove troppo, alla fine i movimenti di un neonato sono ancora statici. Riproviamoci!" Per lui il bruco appena uscito da un uovo non poteva muoversi così "naturalmente" e fluidamente. Oppure un'altra "critica" posta ai giovani collaboratori fu che il bruco nell'atto dello strisciare si alzasse poco, il corpo doveva sostanzialmente curvarsi di più. Cito questi esempi per rafforzare il concetto che esprimevo sopra, i particolari che non devono essere mai tralasciati sennò rendono innaturale la creazione. Questo documentario mi ha colpito molto per il fatto che si vede un grande regista che nonostante la sua lunga carriera non smette di imparare e di mettersi in gioco. La telecamera lo immortala anche in momenti più privati della sua vita, nei quali esprime i suoi pensieri ma anche le sue preoccupazioni. Ecco che allora non è più il grande regista ma un semplice uomo con le sue riflessioni e preoccupazioni. Da fan di questo grande regista e per tutti questi motivi, consiglio vivamente la visione di questo documentario che, inoltre, dura solo 1 ora e dieci minuti.