Un signore decide di raccontarsi a noi, di svuotare il suo cuore, di togliersi i “suoi” sassolini dalle scarpe. Un signore, un uomo non più giovane, trentina d’anni, di esperienze varie, certamente non esaltanti. Chi parla non è un vincitore, uno che scivola sulla glassa della vita. Non voleva fare con assoluta certezza l’impiegato, mai! Perciò gli è toccato fare la parte del piccolo borghese, dell’operaio e come tale ha visto e vissuto la vita scandalosamente grama di chi deve sgobbare tutto il giorno per portare a casa manco il necessario per sfamare la famiglia. L’uomo, che è di Braunau, un insignificante luogo sull’Inn, coglie l’empatia quando descrive la miseria, la povertà, lo sfruttamento degli ultimi, quando inchioda le classi dirigenti su le loro responsabilità, sul loro parassitismo, sul loro falso umanitarismo, tutto a spese dei lavoratori. Ci trova pure concorde quando chiude che “così” non si può andare avanti, che ci vuole un cambiamento radicale. Chi soffre malgrado porti avanti la causa del popolo deve prendere il potere, deve potersi riconoscere per quello che fa, quello che costruisce per la comunità, deve poter camminare con la testa alta, lui che non è approfittatore come qualcun altro. Ma come fare? Serve una guida, serve uno che "la dice giusta"!!
Stefano Massini ci porta alla persona di A.H., scarnifica tutto quello che gira intorno a Mein Kampf, quello che ci hanno detto e che pochi hanno letto, dato che fino al 2016 non compariva sul mercato librario se non attraverso copie semiclandestine di case editrici di certa ispirazione politica. Ci mostra questo signore, frustrato per quel che gli ha dato la vita finora, una patria sbagliata, un lavoro sbagliato, un destino sbagliato, ma che “su certe cose” può avere ragione, come si accennava sopra. Non è il A.H. della notte di cristalli (anche se esplicita già la sua “avversione” nei confronti degli ebrei, ostilità sentita da buona parte dall’”arco popolare” della nazione), dell’annientamento dei “nemici del popolo” interni ed esterni, dei campi di concentramento. È un oratore nato, un trascinatore (non ancora delle folle, ciò verrà forse in futuro). È soprattutto uno che sa quanta parte nelle teste della gente può fare la paura, la disperazione, l’invidia sociale e pertanto sa che parlare alla pancia, alle emozioni è vincente. Si tratta di parole semplicissime, svuotate di concetti complessi, contraddittori, parole in bianco e nero per visioni del mondo in bianco o nero. Pensino pure i colti, gli acculturati, gli intellettuali che si tratti “soltanto di parole”, ma non sono lanciate “al vento”, diventano mattoni di una realtà, una società, un potere che si vuole costruire, imprimere nei cuori delle masse, che – Massini insiste su questo – possono, se hanno “fatto volare” gli animi degli uditori del 1923, sedurre anche noi. Lo scrittore fiorentino ci presenta un A.H. detossificato, disinfettato, non ancora compromesso con la storia, uno che “su certe cose ha ragione”!
Leggi l'intervista pubblicata sulla locandina dello spettacolo tenutosi a Firenze al Teatro della Pergola nei giorno 13, 14, 15 novembre 2024
Intervista a Massini.pdf