Un romanzo distopico, pubblicato per la prima volta nel 1984 e giunto finalmente in Italia grazie a Camelozampa, che oltre ad averlo reso con il testo a bandiera e il font in alta leggibilità, ha scelto una copertina che salta subito all’occhio ed è davvero bella e azzeccata. Il romanzo si trova all’interno della collana Spore dedicata ai giovani adulti.
In questo romanzo la trama è sicuramente interessante, spiccano temi del tutto attuali sul rapporto uomo e natura, ma anche le dinamiche fra il potere di chi comanda e lo fa per i propri scopi e interessi, anche con crudeltà, a discapito di tutti gli altri che per sopravvivere spesso sono costretti a scendere a compromessi; e poi i riferimenti religiosi alla costruzione di una specie di “torre di Babele”, pronta al sacrificio pur di raggiungere l’aldilà. Ad essere vincente però è la forma della narrazione: l’autore ha scelto una focalizzazione esterna, ma vi è una grande capacità nel trasportarci all’interno della storia e trasmetterci, in maniera implicita, tutti i pensieri e le angosce del protagonista.
Traspare forte inoltre il messaggio sull’importanza delle parole, che fa riflettere profondamente e viene da chiedersi se siamo in grado di cogliere davvero, fino in fondo, quanto avere delle parole, poterle usare e conoscerne il significato sia fondamentale nelle nostre vita affinché queste ci permettano anche di porci quelle domande che ci aiutano nelle scelte e fanno luce sulle difficoltà e i problemi che ci attanagliano. E’ una storia che si impregna e non lascia più il suo lettore.
“Le parole di Dramok rimbombavano lugubri nella testa di Dolon. Il vecchio aveva confermato i suoi presentimenti. Nessuna delle sue risposte l’aveva tranquillizzato.
Dolon si alzò.
Fare le domande giuste non placava i pensieri.
E quante domande c’erano ancora che non riusciva a esprimere a parole? Migliaia. Migliaia di domande a cui corrispondevano altrettante risposte allarmanti.” p. 133