Le braci, di Sandor Marai

Le braci è un romanzo dello scrittore ungherese Sándor Márai, pubblicato senza successo per la prima volta in Ungheria, nel 1942

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Luciano
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Ultimo aggiornamento: 11/07/2022
Le braci è un romanzo dello scrittore ungherese Sándor Márai, pubblicato senza successo per la prima volta in Ungheria, nel 1942, poi in tedesco nel 1950, in ungherese nel 1990 e, in italiano, nel 1998. Nonostante sia stato per l'autore il primo grande successo editoriale internazionale, Márai dichiarò di non amare questo romanzo, ritenendolo "eccessivamente romantico".

Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna.

Origini storico letterarie
Nel novembre del 1916 morì Francesco Giuseppe, l'Impero Austro-ungarico era ancora, in apparenza, nel massimo del suo fulgore. Il funerale fu sfarzoso: una processione lungo la Ringstrasse aperta da due palafrenieri con fiaccole, seguiti da uno squadrone di cavalleria e da una lunga fila di berline nere trainate da cavalli che portavano i più alti funzionari dello stato asburgico. Infine venivano il carro funebre drappeggiato di nero, con la bara, su otto cavalli neri. Di fianco al carro, a destra, cavalcava il gran maestro delle scuderie conte Pallfy ed ai due lati vi erano ancora paggi con fiaccole ardenti e venti guardie. Dietro al carro funebre un reparto di arcieri e uno della guardia ungherese a cavallo, poi una compagnia di fanteria e infine uno squadrone di cavalleria. Nel novembre del 1918, esattamente due anni dopo, era tutto scomparso, inghiottito dalla storia. A Schönbrunn, nei grandi camini del castello, si bruciavano gli stendardi delle armate centenarie. Un periodo dorato che i due vecchi rimpiangeranno per sempre: Konrad per giustificare il proprio comportamento e la fuga dice: "Tutto ciò cui giurammo fedeltà non esiste più"..."Sono tutti morti oppure se ne sono andati, hanno rinunciato a tutto quello che giurammo di difendere. Esisteva un mondo per il quale valeva la pena di vivere e di morire. Quel mondo è morto. Quello nuovo non fa più per me..." Ma il generale gli risponde: "Per me quel mondo è sempre vivo, anche se non esiste più nella realtà. È vivo perché gli ho giurato fedeltà. È tutto ciò che posso dire" (Márai, pg. 81). Il tradimento quindi è doppio: sentimentale e morale. Del resto il generale se lo aspettava, la sua amicizia con Konrad è sempre stata condizionata da un diverso sentire. La musica, le riunioni mondane, le donne, la vita in caserma. I due giovani sono uniti ma su sponde opposte. Konrad non vuole accettare nulla da lui, per senso dell'onore, nonostante non abbia i mezzi per potersi permettere la vita brillante e spensierata dell'amico. Si chiude in casa, vive in un mondo di idee, legge molto. È un artista e un sicuro interprete e conoscitore d'arte. Mentre il generale si trova a proprio agio nelle feste affollate, a caccia, a cavallo, nelle attività militari. Il racconto cerca di bilanciare le ragioni delle due parti: la fredda razionalità di Henrik, il suo sentimento di lealtà verso i valori fondanti della famiglia, patria, sovrano, reggimento amici virili - che sa concedersi una sola onorevole eccezione - quando c'è di mezzo la passione per una donna. E il sentimento artistico, l'amore per la musica, la parentela con Chopin, la vicinanza con lo spirito femminile che lega Konrad anche alla madre di Henrik quando siedono assieme al piano e suonano a quattro mani, completamente rapiti dalla musica, mentre Henrik e suo padre ascoltano per dovere, soffrendo la loro totale estraneità alla coppia, che si è formata attraverso la naturale vicinanza di due sensibilità raffinate. Il tradimento di Konrad è il prezzo del riscatto per gli anni in cui ha dovuto subire la supremazia dell'amico, sia in campo economico sia sociale. Anche se è riuscito a ritagliarsi un proprio spazio intellettuale e morale in cui Henrik lo rispetta, Konrad avverte la fragilità di questa condizione, che vale solo quando sono soli. Appena sale a cavallo, balla o anche semplicemente entra da Sacher, Henrik brilla di quel fascino naturale e invincibile che l'adolescenza spensierata presta alla prima maturità, chiedendone poi pesanti interessi alla vecchiaia. Salta agli occhi il parallelo con la vicenda di Narciso e Boccadoro, di Hermann Hesse: Narciso, la ragione e l'ordine morale - dice a Boccadoro, la sensualità e la sensibilità artistica: "Non è il nostro compito quello d'avvicinarci, così come non s'avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparare a vedere e a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento". È molto probabile che Márai conoscesse questo libro che era stato pubblicato nel '30, poco prima de Le Braci, nell'area mitteleuropea dove lingua, tradizione e sentimenti, apparentavano tutti gli scrittori che, in quegli anni, sia pure in diverse nazioni, vivevano sotto lo stesso cielo.

Edizioni
Il romanzo è apparso per la prima volta in ungherese nel 1942 (ma non ha avuto successo), poi in tedesco nel 1950 nella traduzione di Eugene Görcz. Dopo il grande successo di una traduzione in francese presso Albin Michel nel 1995, Piper Verlag lo ha ripubblicato in Germania nel 1999, con una nuova traduzione di Christina Viraghs. La nuova edizione è stata un successo anche dal punto di vista economico: ha venduto più di 200.000 copie in un anno. In Italia Le braci fu pubblicato nel 1998 da Adelphi nella collana "Biblioteca".

[Fonte: Wikipedia]
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Luciano

Quarantun anni di attesa per ritrovarsi in un mondo che non è più quello di prima. Le braci dei ricordi ancora accese. Un'amicizia che rasenta l'odio. Sandor Marai ha regalato a tutti noi un capolavoro assoluto. E una delle riflessioni più profonde sul diventar vecchi. Imperdibile.

"Poi invecchia il tuo corpo: non tutto in una volta, certo, invecchiano per primi gli occhi, oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l’altro. Poi a un tratto invecchia la tua anima: anche se il corpo è effimero e mortale, l’anima è ancora mossa da desideri e ricordi e cerca ancora la gioia. E quando scompare anche questo anelito alla gioia, restano solo i ricordi e la vanità di tutte le cose; a questo stadio si è irrimediabilmente vecchi"

Sandor Marai - Le braci [titolo originale "A gyertyák csonkig égnek", letteralmente "Le candele bruciano fino in fondo"]

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copertina Le braci

Le braci

/ Sandor Marai
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