Questa storia originale mi ha attirato innanzitutto perchè raccontata in prima persona da un bambino.
Max è un ragazzo sveglio, acuto, intelligente, che racconta con delicato umorismo le vicende tragicomiche da lui vissute a causa della nonna, nella patria di adozione. La nonna Margo è una donna inarrestabile e dal carattere dispotico, che governa la famiglia secondo leggi ferree, che sia Max che il nonno devono rispettare. Il nonno Cingiz è uomo taciturno, che non fa trasparire le proprie emozioni e che instaura con Max un rapporto di affetto e complicità mai tradito, fino alla fine. La figura del nonno suscita subito una grande simpatia sia per le caratteristiche fisiche che l'Autrice gli attribuisce, sia per il suo modo di vivere i rapporti familiari. E‘ il suo personaggio che regala alla storia i momenti più toccanti e commoventi.
Gli eventi che si succedono rivelano, poco alla volta, i particolari fondamentali del passato di ognuno portando alla luce il dramma da loro vissuto.
Il comportamento incomprensibile di Margo diventa all'improvviso chiaro e si comprende la ragione del sentimento di iperprotezione che ella dimostra per suo nipote.
La lunga treccia che Margo pettina con cura e si arrotola intorno alla testa rappresenta il suo carattere forte e dominante ed il legame che la unisce a Max. Ella, infatti, si fa aiutare dal nipote per mantenerne vivido il colore, incombenza a cui il bambino non si sottrae, a conferma del legame di affetto-devozione nutrito per lei.
Quando Margo capirà che il bene di suo nipote è fuori da quella famiglia per incoraggiarlo ad andarsene, per recidere quel legame, compirà un atto fortemente simbolico.