Zeila, nipote del califfo di Bagdad, sta per sposarsi e vengono invitati a palazzo i vari pretendenti. Il malvagio sceicco Jafar, nonostante sappia bene che la principessa di sua volontà non lo sposerebbe mai, si presenta con l'intenzione di metterle al dito un anello stregato per farla innamorare di sé.
Amin, il giovane maestro di musica della principessa, e i tre ministri consiglieri del sultano, i buffi Zirco, Tonko e Zizzibè, scoprono il piano dello sceicco e cercano di fermarlo. Ci riusciranno?
Dopo aver visto
Biancaneve e i sette nani, Domeneghini ne rimane molto colpito e ritiene che anche l'Italia può produrre un lungometraggio animato. Nel 1942 un bombardamento distrugge lo studio di Milano e la troupe di trasferisce in due ville in provincia di Brescia. Qui il lavoro si protrae per sette anni, finché nel 1949 i disegni preparatori vengono trasferiti in Inghilterra per la ripresa in Technicolor presso gli studi di Anson Dyer Stratford Abbey Films a Stroud, gli unici disponibili a quel tempo in tutta l'Europa occidentale ad usare questa tecnica.
La rosa di Bagdad diventa così il primo film italiano in Technicolor. Nel 1949, viene presentato alla 10ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e vinse il Primo premio assoluto al festival dei ragazzi. Originariamente il titolo doveva essere
Amin e la lampada di Aladino.