La morte di Penelope, di Maria Grazia Ciani

L'altra versione del mito

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Lisi
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Ultimo aggiornamento: 11/12/2021

Nell’Odissea, il poema di Omero, Penelope è un personaggio importante: moglie di Odisseo, re di Itaca, a sua volta regina di Itaca e madre di Telemaco. Modello esemplare di donna che attende fedele per vent’anni il ritorno del proprio sposo, cresce il figlio e governa un regno in sua vece. L’attesa è dolorosa, perché poco o nulla sa del destino di Odisseo: se sia vivo, se stia tornando. Coraggiosamente e con astuzia affronta le insidie e l’invadenza dei Proci, i pretendenti, che tramite il matrimonio vogliono impadronirsi del regno.

Il poema omerico ci racconta del ritorno di Odisseo ad Itaca, della tremenda vendetta operata sui Proci e del ricongiungimento con Penelope.

In questo libro, invece, la studiosa Maria Grazia Ciani rivede il mito di Penelope e ci propone una storia diversa.

Essa infatti riprende quanto riportato da Apollodoro nel libro “Biblioteca” dove egli racconta che secondo alcuni Penelope fu sedotta da Antinoo e che Odisseo la rimandò da suo padre Icario. Secondo altri Odisseo la uccise perché si era lasciata sedurre da Anfinomo, un altro dei Proci.

La scrittrice Immagina che Penelope, dopo tanti anni di sofferta attesa e di solitudine abbia cercato uno sguardo amico tra i tanti pretendenti innamorati non di lei ma del suo regno. Il suo sguardo cade su Antinoo, il più bello e il più nobile dei Proci, che ricambia la sua attenzione. Il ritorno di Odisseo porta alla luce questa relazione segreta e la condurrà ad una tragica conclusione.


Maria Grazia Ciani è una grecista, traduttrice, accademica e scrittrice.
Ha insegnato Lingua e civiltà greca e Storia della tradizione classica presso l’Università di Padova.
È conosciuta soprattutto per le sue traduzioni in prosa dell'Iliade (1990) e dell'Odissea (1994) di Omero e per la traduzione della Biblioteca (1996) di Apollodoro, tutte più volte ristampate, ma anche per quelle di tragedie di Sofocle ed Euripide e delle Lettere di Platone (2002).

Fonte: Wikipedia

 

Consigliato da
Lisi

La bellezza di questo libro sta nell’aver raccontato con estrema delicatezza e profondità i sentimenti di una donna dipinta come forte, intelligente e scaltra costretta nel ruolo di Regina ad una eterna attesa del ritorno dell’Eroe . Il volto velato di Penelope non lascia indovinare alcun pensiero. Essa si presenta ai Proci come una donna austera, misteriosa, inafferrabile, in eterna attesa del re e sposo Odisseo. Ma succede invece che questa fermezza cominci a vacillare di fronte alla bellezza e al carisma di Antinoo, il più autorevole e il più nobile dei Proci.

Nel romanzo l’Autrice fa parlare alternativamente i due personaggi della vicenda, Penelope ed Antinoo.

Essi esprimono, dapprima in maniera esitante e poi con sempre maggiore sicurezza il sentimento che sta crescendo nei loro cuori.

Penelope esprime i propri dubbi sul sentimento nutrito per Odisseo di fronte al nuovo desiderio che prova per Antinoo. L’incertezza iniziale con il tempo si trasforma in una solida certezza. All’angoscia patita nell’attesa di Odisseo si aggiunge l’inquietudine ed il timore che il nuovo sentimento da lei riconosciuto come amore possa palesarsi agli altri.

L’altra voce narrante è Antinoo. Egli è attratto da Penelope proprio per il suo aspetto altero, sprezzante, sfuggente e quindi misterioso. Più ella sembra irraggiungibile, più in lui si alimenta il desiderio di avvicinarla, di poterle parlare, di poter ascoltare la sua voce, di riuscire ad abbassare quel velo che la nasconde agli sguardi altrui. Egli non è più interessato al regno, vuole solo lei e teme che ella possa decidersi ad interrompere l’attesa di Odisseo, scegliendo un nuovo sposo.

In poche pagine l’Autrice è riuscita a dare vita ed umanità a due personaggi, liberandoli dal ruolo di regina triste (Penelope) e di sfrontato usurpatore (Antinoo). facendo vivere loro la poesia di un incontro e di un amore senza speranza. Con sobrietà di linguaggio l’Autrice lascia intuire, più che rendere espliciti l’intensità dei sentimenti, la tensione e la tragicità dell’epilogo.

Una riflessione sull’attualità della storia: anche ora, come allora, esistono donne a cui vengono negati i più elementari diritti e sono soggette alla volontà di uomini che possono disporre anche della loro vita.

Ma non siamo nel mito, si tratta di realtà.

copertina La morte di Penelope

La morte di Penelope

Ciani, Maria Grazia
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