In occasione dell'8 marzo, abbiamo scelto di dedicare il nostro libro della settimana ad un albo profondamente poetico e struggente, che ci narra una storia avvenuta negli anni della guerra nell’ex-Jugoslavia, quando la città di Sarajevo venne brutalmente assediata causando la morte di moltissimi civili e fra di loro più di mille bambini.
Il fotografo Mario Boccia racconta in queste pagine la storia della fioraia di Sarajevo, incontrata al mercato Markale nel 1992, prima dell’inizio del conflitto e poi rivista varie volte durante gli anni successivi. Al mercato lei ci lavorava, vendeva i suoi fiori accompagnati dalla sua gentilezza e dal suo sorriso. Prima della guerra erano fiori veri, poi divennero fiori di carta, che assomigliavano a quelli delle bomboniere. Era incredibile in quegli anni girare fra i banchi mezzi vuoti e vedere tanta tristezza e desolazione, ma la fioraia era sempre li con i suoi fiori, nonostante fosse difficile pensare che a qualcuno venisse in mente di comprarli. La prima volta che il fotografo la vide le chiese quale fosse il suo nome e lei gli rispose qualcosa che lui annotò in un foglietto: Fioraia. Restò sempre li, anche dopo il terribile massacro avvenuto al mercato in cui lavorava, scelse di non lasciarsi travolgere dalle ingiustizie disumane a cui la guerra li costrinse, ma di onorare con orgoglio fino alla fine il suo ruolo nella comunità.
Il testo scritto, quanto le illustrazioni bellissime e potenti di Sonia Maria Luce Possentini, lanciano un messaggio importante di cui ora più che mai tutti abbiamo bisogno:
“...se non lasci alla guerra il potere di cambiare la tua identità e il tuo ruolo,
ALLORA HAI VINTO.
Se muori,
almeno sei rimasta quella che hai scelto di essere,
perché l’identità è una scelta,
non una casualità anagrafica,
e sei riuscita a difenderla.”