La Capitale, di Robert Menasse

Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale

Creato da:
Andras
Sei in: Bibliografie
Ultimo aggiornamento: 14/07/2022
A Bruxelles non corrono solamente i fili del potere, ma … anche un maiale che nella sua disperata fuga attraversa tutta la capitale europea. Lui ed i suoi consimili sono appunto il fil rouge che attraversa con le sue tematiche e problematiche zootecniche, sanitarie, merceologiche e commerciali non solo i corridoi del mastodontico apparato burocratico della Commissione europea ma anche le vite dei protagonisti di questo romanzo, contribuendo così alla creazione di un autentico "giallo sull’industria di carne europea". Ogni personaggio, ogni episodio esistenziale è espressione dei meccanismi mentali dei centri nevralgici del potere e riflette i nodi di tipo economico e politico che condizionano il nostro continente. Prendiamo per esempio Fenia Xenopoulou, 'unambiziosa e “sfortunata” impiegata della Direzione Generale per la Cultura, che si trova di fronte ad un compito difficile e ingrato. Messa su un binario mortodella carriera, quello della Cultura, per essere rappresentante di un paese bancarottiere, dovrebbe ripulire, insieme al suo ego, anche la reputazione della Commissione. Che fare? Scippare l’intuizione ad un altro burocrate, vale a dire quella del Big Jubilee Project per il 50º anniversario della fondazione: il progetto ricorda nelle sue velleità politiche e per l’astrusità la Grande Azione Parallela e mette il romanzo di Robert Menasse virtualmente nella scia dell’”Uomo senza qualità” di Musil. L’Idea, affidato al referente austriaco Martin Susman prende forma e corpo – il corpo e la forma di un fantasma spuntato fuori dalla Storia – e provoca irrequietezza ed inquietudine nell’apparato. Segnato da una viaggio di lavoro in Polonia l’impiegato pensa e propone quale ideale centro e luogo di celebrazione il campo di concentramento di Auschwitz. Il tocco di genialità trova l’entusiastica partecipazione di un altro austriaco, Alois Erhart, professore emerito di economia, dalla fama ormai sbiadita e messo a capo di un think tank europeo. L’uomo, acceso sostenitore dell’inattualità dello stato nazione e rampollo di una famiglia nazista, perora addirittura l’istituzione di Auschwitz come capitale ideale dell’Europa. Ma in quel luogo lugubre dell'Alta Slesia convergono anche altri destini umani: quello dell’ebreo deportato e sopravvissuto De Vriend , ospite di una casa di riposo con vista sul cimitero centrale di Bruxelles, al quale si chiede ora di testimoniare proprio ciò che cercava di dimenticare. Il commissario Brunfaut, sottoposto del commissario capo Maigret, che si trova confrontato con un omicidio “messo agli atti” per motivi politici e nel quale un sovversivo dal nome polacco Oswiecki – colpisce l’assonanza con Oświęcim/Auschwitz – sembra avere qualche ruolo. Bruxelles, un posto in mezzo a una moltitudine di mondi, si configura essere nel romanzo di Menasse un mosaico inestricabile - simile in questo alle illustrazioni di oggetti nascosti - di impiegati, dirigenti, portaborse che oltre alle loro mansioni sono ritratte comunque come persone con le loro emozioni, gioie e miserie, anime solitarie, uomini che in decine di migliaia vivono sradicati nella Capitale in qualità di rappresentanti delle loro nazioni.
Consigliato da
Andras
La capacità di Menasse nel trasformare le proprie esperienze ed i numerosi fatti intorno alla Commissione in un testo complesso e piacevolmente dialettico conferma criticamente la sua bravura di romanziere di soggetti politici. Egli non è soltanto il primo che riesce ad elevare agli altari della letteratura la burocrazia europea, ma fa sì che l’Unione appaia come organismo vivente di uomini per uomini sfatando l’immagine inflazionata della piovra senza testa. Ciò non significa tuttavia che il romanzo si presenti come un panegirico sulle nascoste virtù delle istituzioni acquartierate nel Palazzo Berlaymont. Notevole come l’autore viennese disegni le lotte per il potere, la a volte ottusa burocrazia e le rivalità spesso personali nella Commissione con ironia senza dover caricare il narrato con un tocco indebitamente sarcastico. Quel che resta è uno sguardo malinconico su Bruxelles e le sue istituzioni, una visione consapevole della nostra “annoiata sottovalutazione del dono della pace”.
Robert Menasse è scrittore, traduttore, saggista e per "La Capitale" ha vinto il prestigioso Deutscher Buchpreis.
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