Un romanzo che costruisce una spettacolare saga famigliare che si snoda lungo due secoli, intrecciando cambiamenti storico sociali, l’evoluzione tecnologica e gli usi e i costumi della gente della Norvegia.
Il protagonista è Arne Bjørneboe, un ex marinaio dal volto deturpato a causa di una ferita di guerra. Dopo il brutto incidente decide di smettere di parlare e da allora, per tutti, diventa il Muto. Vive le sue giornate consumandosi nelle taverne del porto fra un bicchiere e l’altro. Finché sullo scoglio di fronte a Horendal, nel 1816, viene costruito un faro che richiede la presenza di un guardiano: un uomo che sia affidabile e che sappia lavorare sodo e in solitudine. La scelta ricade proprio su di lui che senza pensarci troppo accetterà l’offerta di lavoro ma anche forse la sua unica possibilità di riscatto. E da lì l’isola prese il nome di Stumoya, ovvero L’isola del muto.
Su quello scoglio che poco sembrava avesse da offrire Arne si sente invece subito a casa e diventerà insostituibile nel suo lavoro.
Sposerà Gunhild la figlia di Pelle Jolsen, lo stesso uomo che vide in lui quello che effettivamente diventerà. Dalla loro unione verranno al mondo tre figli maschi e con loro avrà inizio una lunga stirpe che vivrà sull’isola molto a lungo.
Una storia famigliare ricca da tanti punti di vista; dalla costruzione della personalità di ogni membro, allo studio che traspare nella descrizione del contesto storico, dei luoghi e delle vite che si trasformano e si adattano ai tempi che cambiano. Donne e uomini che lasciano il segno, alcuni che vivranno tutta la loro vita nell’isola altri che partiranno alla ricerca di nuove opportunità, ma ognuno di loro conserverà un legame con questo luogo unico e speciale e con le proprie radici.
Uno scoglio che assume mille significati, reali o metaforici come possibilità, casa,
rifugio, prigione, avventura, famiglia...
Un storia d’altri tempi dove, con un linguaggio fluido e coinvolgente, si affrontano temi importanti come la diversità, l’isolamento e la solitudine, la dedizione al lavoro e i rapporti famigliari spesso complessi e difficili da gestire.
Una storia unica nel suo genere.
Per una commossa e serrata narrazione corale nella quale, passo dopo passo, si ricostruisce un secolo e mezzo di storia. Per la nitida e precisa ambientazione, frutto di un ampio lavoro di ricerca. Per l’ampio respiro di una vicenda che regala personaggi indimenticabili e un’alta capacità di scrittura.