L'ingrata, di Dina Nayeri

Creato da:
Chiara S.
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Ultimo aggiornamento: 14/05/2021

Non si nasce profughi o immigrati, ma lo si diventa. Dina Nayeri, nata in Iran nel 1979, ha pochi ricordi della sua terra natia, ma quei frammenti di vita a Esfahan sono impressi nella sua memoria di bambina: il rumore delle bombe, delle sirene, le fughe improvvise per cercare un nascondiglio durante un attacco, non possono essere dimenticate.
L'autrice, che con la sua famiglia a fine degli anni '80 fugge dall'Iran  per trovare rifugio a Londra, a Dubai, a Roma e nell'Oklahoma, raccoglie le storie di migranti e di profughi, dei lori loro drammi e della loro voglia di tornare ad una vita di pace, intrecciandole con le memorie del proprio passato: come Taraa e Valid, due giovani sposi iracheni, perseguitati dai talebani, vittime di un sabotaggio alla propria auto che provoca un terribile incidente, o come Darius, iraniano, accusato di essere un sovversivo dal Governo, che fugge verso l’Occidente, e dopo un viaggio estenuante, viene prima imprigionato in Turchia e poi internato in un manicomio.
Ogni storia porta con sé la paura della condizione di profugo, il dolore dell’abbandono, la speranza di un nuovo futuro . La difficile rinuncia di sé, il sentirsi bisognosi di tutto: cibo, vestiti, cure, un tetto, mettendo da parte il proprio orgoglio di uomo e di donna. 
E a proposito dell’abbandono della propria identità Dina Nayeri scrive “...i profughi...spesso sono così malridotti che non chiedono altro che essere riplasmati a immagine dei nativi”.
Lo scontro con un Occidente poco accogliente e spesso inquisitore aggiunge sale alle ferite aperte degli esuli, che spesso sono vittime della superficialità e della mancanza di empatia dei Governi ospitanti. La stessa scrittrice denuncia le difficoltà e le ingiustizie che i richiedenti asilo sono costretti a subire al momento dell’ingresso in Paesi democratici, dopo viaggi dell’orrore. 
“L’ingrata” nasce dall’esigenza di contrastare un sentimento molto diffuso in America che è quello di rifiuto delle politiche di accoglienza nei confronti dei migranti, un atteggiamento esasperato dalla politica di Trump;  scrive la Nayeri a proposito dell’America degli anni ‘80 e del presidente Reagan “ A quel tempo il governo americano era il nostro salvatore...una nazione di persone libere che volevano condividere la loro fortuna”. 


Le parole di Dina Nayeri mi hanno fatto riflettere e ho associato questo libro ad un’opera di Banski, un suo stencil che si trova a Venezia: l’immagine di una bambina profuga immersa nell’acqua che tiene in mano una torcia rosa per segnalare la sua presenza e il bisogno di soccorso. Il movimento periodico della marea fa si che questa figura emerga dalle acque o ne sia completamente sommersa, un monito al senso di responsabilità di ciascuno di noi, un’esortazione a riscoprire e a praticare un’umanità più autentica.


La stessa scrittrice di recente ha firmato il reportage “Ungrateful Refugee”, pubblicato da “The Guardian”, dove affronta il problema dell’immigrazione dando voce ai diretti interessati e facendo emergere l’atteggiamento di superiorità degli occidentali nei confronti degli esuli: un tentativo di restituire dignità a chi vive la condizione di profugo.

Leggendo questo libro ci si pone una domanda: chi è l'ingrato a questo mondo, il profugo che in terra straniera proverà a restituire la grazia ricevuta, o l'occidentale che senza alcun merito risiede in un luogo di pace dove poter vivere e realizzare i proprio sogni, senza condividere tale fortuna?

 

 

Consigliato da
Chiara S.
bibliotecaria
Consiglio questo libro a chi non teme il suono delle voci soffocate dei migranti, a chi vuole immergersi nel dramma di intere generazioni in fuga in cerca di un luogo accogliente dove poter ricominciare, a chi vuole prendere consapevolezza della tragedia non di un popolo, ma dell'intera umanità perché quelle mani che cercano soccorso potrebbero un giorno essere le nostre o quelle dei nostri figli
copertina L'ingrata

L'ingrata

/ Dina Nayeri
Alla fine degli anni ottanta, quando la sua famiglia decise di fuggire dall'Iran in guerra, Dina Na...
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