Con la delicatezza e raffinatezza che contraddistingue la scrittura di Cognetti, l'autore ci prende per mano e ci accompagna attraverso il luoghi cari alla poetessa Antonia Pozzi. Lo studio della casa a Pasturo, i sentieri che percorreva in montagna, le uscite con gli sci e ci mostra gli album di fotografie da lei scattate in quei luoghi tanto amati. La vita, le amicizie e le passioni della poetessa rivivono poco alla volta. Le parole di Cognetti si alternano alle lettere o alle poesie di Antonia, come se, tra un racconto e l'altro, ci consegnasse un foglio e ci lasciasse il tempo per leggere personalmente la corrispondenza o il componimento poetico di cui sta parlando. E' così che Antonia rivive, nell'essenza delle sue parole traboccanti di vita ed entusiasmo, eppure velate della malinconia dei poeti, che soffrono a volte per la troppa bellezza che alimenta l'inquietudine che portano nell'animo. Antonia Pozzi è nata a Milano nel 1912 da una famiglia borghese che le consentì di studiare, viaggiare, apprezzare l'arte, dedicarsi alla fotografia e soprattutto scalare le montagne a lei tanto care, attività poco comune per le donne della sua epoca. Il suo animo sensibile si esprimeva nella scrittura di poesie e lettere che spediva in gran parte agli amici e per questo molte di queste sono riuscite a sottrarsi alla censura e alle modifiche effettuate dal padre che ha raccolto i suoi scritti in un'edizione a lei postuma. In vita Antonia Pozzi non pubblicò infatti nessuna poesia. Antonia morì suicidandosi con dei barbiturici nel 1938.
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