Il morto nel bunker, di Martin Pollack

Indagine su mio padre

Creato da:
Andras
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Ultimo aggiornamento: 13/01/2023
Giallo, inchiesta storica o una resa dei conti personale dell'autore con il suo passato? Il morto nel bunker di Martin Pollack è l'uno come l'altro e tutto insieme, dato che le vicende personali dell'autore non erano quel che si suol definire lineari e chiare, ma intricate e rese torbide dal contesto storico.
Tutto inizia con l'esperienza extraconiugale di una madre austriaca che si infatuava dell'uniforme. Niente di particolare si direbbe: quante ragazze e donne hanno perso la testa allora – nel Terzo Reich, nel Ventennio, durante la Seconda guerra mondiale – per quei giovinastri in grigio verde, un infinità! Il principe azzurro della nostra Mutti è un dottore in legge, nonché un ufficiale delle SS con amicizie altolocate e una carriera più che soddisfacente. L'estrazione è certamente buona – il nonno avvocato - , ma non per questo poco problematica. Il padre biologico del nostro autore era nato e cresciuto nel cuore dell'Impero asburgico, come figlio di una famiglia germanofona originaria dell'attuale Slovenia. Il 1918, la nascita del Regno jugoslavo, allontanò i coniugi Bast – questo il cognome dei nonni di Martin Pollack - dalle proprie origini. "Perdita" del luogo natio, delle relazioni familiari, degli investimenti di una vita, tutto questo contribuiva ad un clima di militanza, di revanchismo, di acceso fervore nazionalista e nazionalsocialista e un fortissimo risentimento antislavista.
Lo scoppio della guerra traferisce l'ufficiale delle SS nei territori occupati dell'Est, fa ritornare la madre dal legittimo marito e affida il piccolo Martin al focolare germanico dei nonni paterni. La presenza del padre è ovviamente più che saltuaria dati i compiti eroici di difesa della nazione "al fronte" e le scappatelle per incontrare l'amante e procreatrice del figlio. Ciò nonostante l'uffciale è onnipresente, la sua figura di padre, soldato mistificata e miticizzata, un vero eroe germanico, un Sigfrido in mezzo a orde di perfidi slavi. Il crollo del Reich, l'occupazione dell'Armata rossa non cambia nulla nella percezione del giovane Martin. Padre disperso, il nonno inguaiato inquanto noto nazionalsocialista, la madre presente a tratti in quanto pendolare su un doppio binario affettivo tra marito e figlio illegittimo.
Ad erodere il castello di menzogne lentamente e quindi iniettare nel giovane autore il veleno del dubbio è la notizia del ritrovamento di un morto in un bunker sul passo del Brennero. É il padre di Martin Pollack, Gerhard Bast. Da quel momento in avanti si compie la liberazione dell'autore dai fantasmi dell'infanzia, l'emancipazione culturale e civile, la rottura con la famiglia dei nonni – Martin inizia lo studio di slavistica, che tradimento! – e l'inserimento in un contesto familiare, quello del patrigno, liberale e tollerante. Inizia altresì la lunga e sofferta ricerca circa la verità personale e storica, su suo padre e sull'occupazione tedesca dell'Europa orientale, sui crimini perpetrati dal suo procreatore e dalla nazione tedesca. Studi, indagini e inchieste che legano insieme i i libri dell'autore: Paesaggi contaminati, Galizia, Topografia della memoria e, appunto, Il morto nel bunker.
Consigliato da
Andras
Martin Pollack è per certi versi noi, o meglio, il rappresentante dei Kriegskinder, dei figli della guerra, figli dei soldati della Germania del 19º secolo. Il suo percorso formativo, doloroso, agognato è rappresentativo ed emblematico della lunga e travagliata ricerca della verità storica e della resa di conti con il passato della nazione tedesca, tanto, quanto lo erano i silenzi, i non detto, se non addirittura le menzogne e bugie che gravavano sul dopoguerra germanico. Essendo riuscito a combinare questi due aspetti del nostro secolo passato con pacatezza, in un registro piano, scevro di ideologie facili, emozioni deformanti, sulle due facce della medaglia strorica personale e collettiva, è il grande merito di Martin Pollack. A questo si aggiunge un'altra qualità e novità nell'ambito storiografico e letterario tedesco: la grande padronanza conoscitiva e – lo si sente – l'affetto che l'autore serba per il mondo slavo orientale, principale vittima degli sconvolgimenti del 20º/21º secolo. Tutto insieme fa sì che questo racconto possa figurare – a detta di Claudio Magris – come un'autentico "piccolo gioiello".
copertina Il morto nel bunker

Il morto nel bunker

Pollack, Martin
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