600 anni di "graffi" o "grafie" lasciati a Venezia. La pratica di "imbrattare" i muri è molto più antica di quanto si possa pensare. Oggi è vista sia come forma di ribellione che di vandalismo, ma nel corso dei secoli non è sempre stata una pratica vietata. A Venezia sono moltissimi i graffiti su muri, colonne, monumenti, attraverso cui si può leggere una storia del popolo che viaggia in parallelo a quella ufficiale. Ci sono scritte sui pilastri delle procuratie di Piazza San Marco che sembrano fatte da ragazzini nostri contemporanei e invece risalgono al 1500 e 1600. A dispetto delle opere d'arte soggette al variare del concetto estetico e delle direttive stilistiche, i graffiti colpiscono per l'immediatezza e contemporaneità del linguaggio come se fossero fatti, oggi come allora, da persone che non sanno disegnare. C'è poi la tecnica delle matrici utilizzate ancora oggi da molti esponenti della contemporanea street art che hanno "preso in prestito" una tecnica utilizzata dal popolo già da secoli. Molte poi sono le iscrizioni, le dediche, gli insulti, le prese in giro che sono state scritte a perpetua testimonianza di un'espressione popolare che risponde al forte richiamo del voler lasciare un segno. Frutto di cinque anni di ricerche questo curioso libro contribuisce a creare una storia dei veneziani pulsante di vita. Una storia dei graffiti con le indicazioni di dove trovarli e ammirarli.