E’ il racconto lirico, ma non privo di prosaicità, di vite vissute quasi ai margini della società, in una città indifferente alle sofferenze di chi vi abita.
Il protagonista, Demetrio, fa il netturbino: un lavoro umile e monotono. Ogni notte raccoglie le immondizie dalle vie di Buenos Aires. Ogni mattina, stancamente, ritorna a casa.
Dal suo appartamento, in cui abita solo, osserva da estraneo la città che gli vive intorno.
Intrattiene una relazione amorosa clandestina che si trascina da tempo, che lo coinvolge superficialmente e che vorrebbe troncare.
Pochi personaggi popolano il suo mondo: il Negro, il collega netturbino, che nutre nei suoi confronti un sincero sentimento di amicizia; Veronica, l’amante, che vorrebbe realizzare con lui un’altra vita; un vecchio mendicante, che lo ingannerà. La famiglia di origine non esiste più: l’unico fratello vive la propria vita lontano.
Per alleviare il suo stato di alienazione, nel tempo libero si dedica all’unica attività che lo appassiona: quella di comporre puzzle. Il gioco, imparato da ragazzo, lo ha accompagnato nel corso della sua vita frugale, infondendogli un senso di ordine e di calma. Le immagini che ripetutamente si diverte a ricostruire rappresentano sempre i luoghi della sua giovinezza vissuta a Bariloche, in Patagonia: il lago Nahuel Huapi, i paesaggi montani, una capanna in stile alpino in riva al lago, la flora lacustre.
In quei luoghi vive il suo primo ed unico amore, a cui ha dovuto rinunciare, per volontà del padre.
Per volontà della famiglia, abbandona il luogo natìo per andare in cerca di fortuna in città. Giunge quindi a Buenos Aires dove vive apaticamente in solitudine, nel ricordo di ciò che ha lasciato e respingendo qualsiasi forma di affetto manifestata da altri.
La vita di ogni giorno diventa insopportabilmente sempre più pesante e priva di senso: vuole cambiare, lasciare tutto.
E così decide di partire