Leggendo l'abstract del libro mi ha subito colpito la definizione di "Enea profugo", una condizione a cui non mi sarebbe mai venuto in mente di associare al mitico eroe fondatore di Roma. Leggendo poi il libro ho ritrovato molti parallelismi con i migranti del giorno d'oggi che, come Enea ma a bordo di un barcone, lasciano una terra martoriata portando con sé quasi nulla tranne i ricordi che hanno nel cuore. Molti rimangono legati alla nostalgia per la terra natia e seppur ambientandosi in una nuova realtà si aggrappano a oggetti o tradizioni locali che collocano e danno concretezza al loro passato. Il paragone tra tormenti di ieri e oggi è costante e forse è proprio questo il valore del grande poema dell'Eneide che, seppur rivisitato, sa parlarci ancora oggi con la stessa intensità dei secoli passati. Guidorizzi è riuscito a aprire con diverse chiavi, pagine nuove su cui attuare riflessioni che legano passato e presente.