Justice è un diciassettenne afroamericano che vive ad Atlanta, pur essendo cresciuto in quartieri malfamati, è brillante a scuola, sta terminando l’ultimo anno della Breselton Preparatory Academy grazie ad una borsa di studio e presto andrà a Yale. E’ fortissimo nelle gare di dibattito e insieme alla compagna SJ si sta allenando tantissimo per i campionati nazionali grazie all’aiuto del prof Doc, un insegnante attento, che li sollecita al dialogo costruttivo, che sa infondergli fiducia, sicurezza e il rispetto delle regole.
Durante la fine di una serata trascorsa con il suo migliore amico Manny, mentre sta percorrendo la via di casa, vede la sua ex ragazza Melo che sta per mettersi alla guida in stato di ebbrezza e si sente in dovere di impedirglielo, ma quando cerca di fermarla i poliziotti che lo vedono lo accusano di violenza e lo immobilizzano a terra con le manette ai polsi senza dargli la possibilità di difendersi. Grazie all’intervento della madre di SJ che fa l’avvocato si eviterà il peggio. Ma Justine non fa che chiedersi cosa avrebbe fatto Martin al suo posto, come avrebbero potuto andare le cose se solo avesse fatto un gesto sbagliato. Scrive delle lettere a Martin Luther King come fosse un amico, cerca così di far luce sulle sue emozioni e capire cosa sia giusto fare, lui che certe cose le ha vissute forse può illuminargli il cammino. Justine cerca di non farsi prendere dalla rabbia, di non mettersi nei guai, di resistere alle provocazioni del gruppo di amici, lui e Manny sono però gli unici con la pelle scura e in un modo o nell’altro il problema razziale emerge. E quando le cose si complicano sarà messo a dura prova.
Un romanzo duro, che non risparmia nulla, che ci parla di ingiustizia, di disuguaglianza, dell’importanza di lottare per la verità, che sollecita il lettore all’immedesimazione e alla riflessione.
"CREDO CHE ALLA FINE SARANNO
LA VERITA' DISARMATA
E L'AMORE INCONDIZIONATO
AD AVERE L'ULTIMA PAROLA."
Rev. Martin Luther King Jr.
Discorso di accettazione del Nobel per la Pace
10 dicembre 164