Cose da fare a Francoforte quando sei morto, di Matteo Codignola

Avventure nel commercio della carta

Creato da:
Andras
Sei in: Bibliografie
Ultimo aggiornamento: 02/12/2022
Cose da fare a Francoforte quando sei morto? Ovvio quelle che l’autore fa essendo ancora vivo e vegeto, vale a dire l'editor di una casa editrice. E leggendo dello spirito con cui lo faceva e lo fa in vita, viene a pensare che non si tratterebbe di un'agenda di impegni da espletare nel contesto idilliaco del paradiso – troppo clean e noioso. L’arena giusta di sì fatte imprese rocambolesche e comicamente contorte è senza esitazioni il purgatorio. Un purgatorio, date le numerose, ma pur innocenti debolezze personali dei protagonisti, senza purga, cioè senza pentimento. E, così pare, il nostro aff.mo autore non intende affatto pentirsi della sua scelta professionale, scelta evocata a suo tempo, non si sa, se per placare le ansie paterne o per fargliele venire destando in lui incubi parentali mai sopiti. Sta di fatto che il Nostro ci conduce nei meandri della sua esperienza lavorativa per quel che appare essere veramente un susseguirsi di “avventure nel commercio della carta” (quello a suo dire avrebbe dovuto essere il titolo allo stato neonatale) con AVVENTURE scritto in grassetto maiuscolo.
Già il viaggio in macchina per quel che per molto tempo era considerato il tempio degli editori europei e non (la Fiera del libro di Francoforte) è stracolmo di apparizioni, a dir poco mirabolanti con un Tunnel del San Gottardo versione forche [caudine], un nirvana svizzero fatto di cotolette cordon bleu ed un attentato morale e fisico nei confronti dell’innocenza di pacifici bambinelli svizzeri di un Kinderheim. La cavalcata tragicomica è arricchita dai fatti melodrammatici e strappalacrime di, o in, chi accompagna il nostro autore. Un fotografo di “divinità letterarie” che torturato dalle pene sentimentali e finanziarie della sua fiamma riesce nell'inconsueto tentativo di correlare gli scatti fotografici dei divi con il valore monetario dei componenti strutturali del divano riscaldato in quel mentre (il viaggio) dal grazioso sederino della sua bella. Un essere bifronte, metà gradasso tipo Verdone in Un sacco bello e metà scaltrezza alla Totò in I soliti ignoti. Che dire poi di ciò che attende i nostri eroi nel Colosseo della carta stampata copertinata: criceti che corrono in timelapse per approdare ad un “disfunzionale centro di immigrazione” con troll demoniaci e astuti che promettono (i.e. vogliono vendere) al Nostro libri allo stato embrionale post aborto piuttosto che postparto, gli scarabocchi fatti da un dio secolare della letteratura per suo figlio eccetera, eccetera. Altro che tigri di Mompracem, l’autore combatte contro ben più agguerriti fantasmi: un tedesco che vive nell’aura di essere un ebreo immaginario, un’agente letteraria che si fa consultare dalla mamma morta, una francesista fobica delle stesse agenti letterarie, a suo dire ciclopi nude, irsute e gigantesche con un modus operandi degno del SISMI o SISDE ed infine, last but not least, un agente letterario risorto dagli Inferi.
Allora questa è l’editoria? Verrebbe proprio da dire, sì bellezza. L’autore si congeda da tutto questo con la consapevolezza che “nel nostro [suo] ambiente sono richieste dotazioni superiori alla media di pressapochismo e cialtroneria, unite a qualità istrioniche fuori dal comune.” Di queste ultime il nostro aff.mo non sente certamente difetto, anzi nei suoi voli pindarici di satiro con le ali l’editor/traduttore/scrittore è, per istrionismo, un Münchhausen dell’attuale industria libraria. Detto tutto questo, il libro …. un must per chi ama i libri, per chi ama Francoforte, per chi ama, ebbene, gli editori e soprattutto per CHI AMA RIDERE.

Consigliato da
Andras
Cominciamo dal contesto. É quello dell’editoria, quello delle premiazioni letterarie, ahimè!, anche quella del Nobel; quindi ambiente patinato, serio, metafisicamente elevato perché si parla di cultura. L’autore, lo si sente, è casa e chiesa con questo mondo e – ed è qui che ci sorprende – ce lo descrive sarcasticamente come una gabbia di criceti, appunto matti, che corrono all’impazzata dietro ai bestseller, a quel libro della Fiera che cambierebbe il mondo di ogni editore. Egli trasforma gli stand austeri della Fiera come se fosse la sala infuocata dello Stock exchange di Chicago dove si combinano traffici più o meno loschi, meno redditizi e più effimeri della sorella bagnata dalle acque del Lago Michigan. E lo fa con una lingua ricca, forbita e cinematografica che si materializza icasticamente in una cascata di scenette strabilianti, di affreschi vividi e ritratti dal tratteggio tanto realistico quanto ironicamente caricati. Un libro piccolo, un libro senza missione, si direbbe con l’autore, senza pretesa/presunzione, ma un grande divertimento per serate noiose, impallinate da eventi sportivi da mandare nel deserto.
copertina Cose da fare a Francoforte quando sei morto

Cose da fare a Francoforte quando sei morto

Codignola, Matteo
La Fiera di Francoforte viene spesso raccontata - o meglio, immaginata - come una specie di festa mobile vagamente esoterica, dove, in un tintinnio di calici, e a volte in un fruscio di lenzuola, signore e signori molto lungimiranti decidono cosa il pubblico dovrà...
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