Tra i molti temi affrontati dal cinema, uno di quelli ricorrenti è il tentativo di riassumere in modo efficace le peculiarità di una società grazie all'analisi dei rapporti all'interno di un nucleo famigliare che funga da esempio, pur scontrandosi con l'unicità dello stesso. In un mare di drammi e commedie, ogni tanto un regista ha il piglio di creare un film che esce dagli schemi, la cui sensibilità si adatta al momento in cui viene girato, che l'ambientazione sia coeva o meno. Solitamente sono film divertenti, con un equilibrio tra malinconia e spensieratezza, ma mai o quasi intrisi di banalità. Dietro le schermaglie più o meno accese, alle battute, ai battibecchi che nascono dal continuo confronto generazionale, assistiamo quasi sempre a una critica alle istituzioni, all'educazione e all'evoluzione del ruolo genitoriale. Basti pensare alla famiglia Tenenbaum di Wes Anderson oppure al furgoncino giallo che parte a spinta (e che riesce a mettersi in moto solo con il supporto di tutta la famiglia) di Little Miss Sunshine. Ultimo in ordine di data è questo Captain Fantastic, in cui una famiglia si estranea dal mondo per volere dei genitori e vive in un bosco lontano da tutto, alternando allenamenti fisici mirati e massacranti a discussioni su letteratura e politica. I più giovani si dimostrano di gran lunga superiori ai loro coetanei - che hanno la testa sempre online o sui videogiochi - per conoscenze apprese e capacità di analisi, ma per contro sono incapaci di creare relazioni con le altre persone all'infuori del loro ambiente protetto. Un film da vedere, apprezzare e su cui riflettere non poco. Una doppia critica che cerca, con continui episodi alternativamente dolci e amari, di mettere in discussione da una parte un'educazione standardizzata, che ha però il pregio di basare la formazione del carattere anche sull'appartenenza ad un ambiente sociale popoloso ed eterogeneo; e dall'altra un'educazione impartita lontano dalle convenzioni e dai pregiudizi, che impregna di cultura elevata ma che porta a vivere un certo disagio e senso di inadeguatezza una volta che si incontra il resto del mondo.