Cappuccetto Rosso è una delle fiabe tradizionali più raccontate, rivisitate e rielaborate … se ne conoscono davvero infinite versioni e prima di osservare questa edizione davvero originale proviamo a rispolverare le origini di questo racconto.
Secondo il noto studioso americano, Jack Zipes, i fondamenti di questa fiaba si potrebbero collegare ai racconti di impronta moraleggiante, finalizzati all’ammonimento, derivati dalla tradizione orale medievale, prevalentemente francese, Italiana e Tirolese e da cui anche Charles Perrault sarebbe stato probabilmente ispirato. In questi racconti ritroviamo solitamente licantropi, orchi e altre forze ostili che minacciano la vita di bambini e bambine nei boschi, nelle foreste ma anche nelle loro case.
Nel Seicento, alla corte di Luigi XIV, il Re Sole, lo scrittore Charles Perrault, raccolse dalla tradizione orale alcune fiabe, e le rielaborò utilizzando un linguaggio più colto. La sua rappresentazione di Cappuccetto rosso è tragica e nasce proprio con lo scopo di mettere in guardia dal pericolo. La bambina viene descritta come indifesa e ingenua, bisognosa di avere tutte le attenzioni degli adulti. Il finale non lascia scampo, infatti sia la nonna che la bambina finiranno divorate dal lupo.
La versione raccontata normalmente dagli adulti ai bambini è quella invece dei fratelli Grimm. Questa seconda versione venne depurata da molti degli elementi più cruenti e ha una conclusione positiva. Compare la figura salvifica del cacciatore che uccide il lupo ed estrae dalla sua pancia la bambina e la nonna ancora vive.
Da questo momento in poi viene dato l'avvio a quel processo tale per cui le fiabe sono state poi modificate o adattate in base alle strategie editoriali, manipolando così l’originalità dell’opera letteraria di cui anche cappuccetto rosso è stata soggetta.
La fiaba raccontata da Sandro Natalini è quella dei fratelli Grimm ma si distingue senza dubbio da tutte le precedenti edizioni; l'intera narrazione è realizzata a pittogrammi che si rifanno alla simbologia dei cartelli stradali, descrivendo in maniera semplificata e in sequenza persone e oggetti. La scelta del pittogramma è preziosa e vincente sia per la qualità del risultato della composizione grafica ma soprattutto perché rende il testo accessibile anche ai bambini che non sanno ancora leggere o a chi ha un deficit cognitivo. Le immagini sono essenziali e realizzate esclusivamente in nero, rosso e bianco. Ci sono solo alcune brevi parti di testo come il C’era una volta... nella parte iniziale, oppure onomatopee per descrivere suoni o richiamare azioni. Originale è anche la scelta della soluzione a leporello.