Quando si legge il nome di Tim Burton, automaticamente si pensa a personaggi estrosi e meravigliosi film fantastici, come
La fabbrica di cioccolato. In questo film Burton si basa su un fatto realmente accaduto, anzi è da considerarsi un vero e proprio film biografico sul fenomeno
Walter Keane. Se vogliamo essere precisi è il secondo biopic del regista, dopo
Ed Wood del 1994. Burton analizza meticolosamente ogni passaggio che ha portato Walter Kane a definirsi il pittore dei "volti dai grandi occhi". Come ora sappiamo, fu una delle più grandi menzogne dell'America degli anni '50-60, le tele non erano dipinte da Kane, ma dalla bellissima moglie Margareth Ulbrich. Burton fu amico di Margareth, tanto da comprare alcuni suoi lavori e questo film mi piace considerarlo come una sorta di omaggio e trasmissione della verità da parte del regista per l'amica. Si deve, a mio parere, sottolineare una cosa: è vero che il film è biografico, ma per me non si allontana molto dallo stile Tim Burton. La presenza di questi quadri dai grandi occhi richiama in certo senso la poetica di Burton di un qualcosa comunque di non prettamente reale, un qualcosa sempre di "fantastico". Ricordo che alla fine del film pensai: "Nonostante tutto, solo lui poteva fare questo film!". Margareth mi ha fatto una tenerezza assurda, si vedeva palesemente che voleva dire la verità, le espressioni di tristezza vengono rese benissimo dal volto di Amy Adams. In un ambiente dove le donne artiste non erano ancora prettamente libere di manifestare la loro arte, una storia scorrevole ed emozionante, che sa trasmettere allo spettatore il terribile dramma della donna-artista Margaret. Per questo consiglio la visione di questo meraviglioso film.