Un bambino impugna una spada di legno e imbraccia il coperchio di un bidone dell'immondizia come scudo. Scorrazza per le vie assolate del suo quartiere, dove circolano più bici che macchine e le gente sta sulla porta a parlottare coi vicini o con gli amici che passano di là. La strada è un'estensione della casa, il cortile di tutti, dove i più grandi socializzano e possono tenere d'occhio i più piccoli. Il bambino vola veloce come il vento fino a casa dove la madre e il fratello lo aspettano per cena. E poco importa se i genitori sono pensierosi per i debiti, se il padre è costretto a fare il pendolare in Inghilterra, se Catherine (la compagna di scuola che gli piace) è seduta sul banco più lontano, irraggiungibile. Tanto il bambino ha solo nove anni e il mondo è una meraviglia: il papà ritorna a casa ogni volta che può; i nonni sono amorevoli e sempre pronti a dispensare una frase saggia e rassicurante; inoltre lui sa che prima o dopo riuscirà a sedersi vicino a Catherine, basterà impegnarsi a scuola e avere pazienza. Allora corre e salta, invincibile con l'elsa della spada stretta nel pugno e lo scudo nell'altra mano. Ma Belfast nel 1969 non è tutta giochi e corse e salti e "Fila a casa Buddy, la tua mamma ti sta chiamando". Il bambino lo scopre all'improvviso in un pomeriggio d'estate, quando quel cortile di tutti viene messo a ferro e fuoco da un gruppo di persone che distrugge, incendia, saccheggia. Sono persone che parlano la sua stessa lingua, vestono come tutti, alcuni li conosce proprio come chi gli ha affettuosamente appena riferito che la mamma lo sta cercando. Quelli se la prendono con questi, coi loro fratelli, e il bambino è confuso. Vede che la mamma e il papà parlano sottovoce, capisce che hanno paura per lui. Sa che la gente ha eretto una barricata a protezione della strada, che si deve stare attenti quando si cammina. Sa che tanti protestanti e tanti cattolici ce l'hanno gli uni con gli altri. Sa che Catherine è cattolica e lui è protestante, ma che l'unica cosa che veramente importa è che lei è Catherine e lui è Buddy. Sente che anche se non è giusto, il mondo è cambiato e lui è nel mezzo.
Questo film è la guerra nordirlandese vista attraverso lo sguardo innocente di un bambino, che vede il mondo perdere d'un tratto la sua luminosità per sprofondare in una lotta fratricida che durerà anni e anni. Ma quello che più mi ha coinvolto e che più traspare durante tutta la visione è l'immenso amore di quel bambino per la sua città natale, luogo del cuore da cui viene sradicato ma che, a differenza di un fiore reciso, mantiene vive le sue radici, non appassisce e conserva quell'amore per cinquant'anni per trasmetterlo inalterato in questo film.