New York Times 15/08/2021
“Tragico perché il sogno americano di essere la ‘nazione indispensabile' nel plasmare un mondo in cui i valori dei diritti civili, l'emancipazione femminile e la tolleranza religiosa si sono rivelati proprio questo: un sogno” ed “è tanto più tragico a causa della certezza che molti degli afgani che hanno lavorato con le forze americane e hanno accettato il sogno - e specialmente le ragazze e le donne che avevano abbracciato una misura di uguaglianza - sono stati lasciati alla mercé di uno spietato nemico”.
La breve rassegna di libri e film riguardanti l’Afghanistan parte da un moto d’animo ben preciso e incontestabile: tutti noi che abbiamo avuto l’occasione di vedere le scene dell’aeroporto di Kabul con donne e bambini accalcati, svenuti, in fin di vita, presi come conigli, issati al di sopra del filo spinato e consegnati a militari occidentali, con uomini che presi da una folle disperazione si sono aggrappati ai carrelli di atterraggio degli aerei da trasporto statunitensi per poi perire in un precipitare di centinaia di metri, noi abbiamo avuto un senso di indignazione, certo per l’assoluta negligenza e colpevole faciloneria delle evacuazioni di civili portati avanti dalle forze del mondo occidentale, ma soprattutto anche innanzi alla ben probabile prospettiva che fra 1, 2 o 3 mesi gli organi di informazione e i mass media avranno steso una ben poca pietosa coperta di silenzio e disinteresse su questo martoriato paese centroasiatico. Non si tratta di rispolverare l’inflazionato appello a non dimenticare, a coltivare la memoria, ma piuttosto di portare, per una sorta di empatia nei confronti delle tragedie di popoli, cataclismi di uomini, donne e bambini, a nostra conoscenza i destini, le sorti e disavventure passati e presenti di popolazioni perseguitate dalla guerra, dalle carestie, dalle crudeltà delle ideologie e degli oscurantismi religiosi.
È questo un paese difficile, l’Afghanistan. Difficile da comprendere, perché lontano geograficamente ed anche, confessiamolo, culturalmente, complesso per la sua società frastagliata di etnie, religioni e tribù, e per la sua orografia solcata da valli profonde ed innumerevoli montagne che toccano i 7000 metri. Un territorio ingovernabile che in fondo paese non: è una collezione di territori che furono periferici rispetto alle grandi potenze del passato e del presente, quelle degli Indoariani, dei Medi, Persiani, Greci, Unni, Sasanidi, Arabi, Mongoli, Turchi, e nel secolo scorso come quello attuale, Britannici, Sovietici ed Statunitensi. Questa difficoltà di controllare l’Afghanistan ha sempre impedito che all’interno del paese emergesse una comunità capace di guardare oltre il proprio ombelico tribale. Eppure i numerosi gruppi etnici e le innumerevoli fazioni, gelose della loro indipendenza e responsabili della sopravvivenza delle proprie genti, attuarono e attuano spesso alleanze con attori etnicamente o linguisticamente vicini e geograficamente confinanti, ma stranieri – i pashtun ad est di Kabul con le aree tribali pakistane, gli uzbeki intorno a Mazar i Sharif con l’Uzbekistan, i tagiki del Panshir con il Tagikistan ecc. – trascurando il più delle volte gli interessi nazionali. Questa storica atomizzazione del potere e dell’entità territoriale espressa dall'estrema litigiosità interna e precarietà delle alleanze è frutto del fatto che questo paese, con la sua capitale Kabul celebrato “crocevia dell’Asia centrale”, si trova in un punto di connessione davvero unico, nel quale, come già ricordato, numerose civiltà euroasiatiche hanno interagito e spesso combattuto, e che fu un importante teatro delle prime pulsazioni della nostra Storia.
Una matassa, quella afghana, difficilmente estricabile si è detto: tanto vale cercare di vederci un po’ più chiaro.
Buona lettura
________________________________________________________________________________________
L'annientamento dell'armata anglo-indiana durante il ritiro dall'Afghanistan nel 1842 ha scosso l'opinione pubblica di mezza Europa. Anche il poeta e scrittore tedesco Theodor Fontane ne è rimasto colpito al punto da scrivere la ballata della "Tragedia dell'Afghanistan" (in tedesco ed inglese).
Segue una serie di link wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Afghanistan
https://en.wikipedia.org/wiki/Hazarajat
https://it.wikipedia.org/wiki/Hazara
https://en.wikipedia.org/wiki/Hazaras
https://it.wikipedia.org/wiki/Hindu_Kush
https://it.wikipedia.org/wiki/Pashtun
https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_del_Panjshir
Consulta gli articoli del Monde diplomatique
Leggi due articoli sulla Russia/Unione Sovietica e l'Afghanistan:
https://it.rbth.com/storia/86021-cos%C3%AC-la-russia-conquist%C3%B2-l-asia (Così la Russia conquistò l’Asia centrale – Russia beyond)
https://it.rbth.com/storia/84626-la-guerra-sovietica-in-afghanistan (La guerra sovietica in Afghanistan raccontata in foto – Russia beyond)
Guarda l'edizione Mappa Mundi (LIMES) "Afghanistan. Il ritiro degli USA. La trappola per Russia e Cina. Il Pakistan in bilico" (LIMES) con Lucio Caracciolo e Dario Fabbri:
;
Guarda l'edizione Mappa Mundi (LIMES) "La Russia e l'Afghanistan dopo il ritiro americano. Il grande gioco in Asia centrale" con Orietta Moscatelli:
Guarda l'edizione speciale di Mappa Mundi (LIMES) con Lucio Caracciolo e Dario Fabbri (LIMES):
Guarda l'edizione di Omnibus "La resa di Kabul, la sconfitta dell'Occidente" con Dario Fabbri (La 7HD):
Guarda "Afghanistan: storia di una guerra senza fine (Parte1):
Guarda "Afghanistan, passato, presente, futuro" con Mimosa Martini e Mariangela Pira:
Guarda l'edizione speciale di Mappa Mundi (LIMES) "L'attentato a Kabul. Cosa succede ora in Afghanistan" con Lucio Caracciolo e Dario Fabbri: