Il momento storico che stiamo vivendo è estremamente difficile: le sofferenze e il dolore causati dai conflitti in corso nel mondo (uno a noi molto vicino) mi hanno portata a consigliare la lettura di un libro particolare che regala evasione, divertimento ma anche riflessione. Questo libro riesce a parlare dei mali del mondo con ironia, sfrontatezza e apparente leggerezza
L’idea di immaginare una seconda venuta di Gesù Cristo, nelle vesti di una rockstar, può sembrare strampalata (se non addirittura blasfema) invece il racconto mi ha convinta, mi sono appassionata alle vicende di Gesù Cristo ritornato in terra nel ventunesimo secolo per riportare il Verbo.
La figura di Dio è tratteggiata con bonaria irriverenza. Ci lascia l’immagine di un Creatore che nel tempo libero ama dedicarsi alla pesca e al golf. In Gesù Cristo, suo figlio, vede un rilassato giovane d’oggi, che deve mettere di fronte alle proprie responsabilità, proprio come certi figli “ sdraiati” del nostro tempo.
La narrazione della storia è molto cinematografica. I personaggi e le vicende narrate ci appaiono nitide nei particolari, purtroppo anche nelle descrizioni più truci e drammatiche.. Devo riconoscere che l’Autore indugia un po’ troppo nel turpiloquio ed ha attribuito ai personaggi un’esagerata attitudine al consumo di cannabis, non certo ad uso terapeutico. Una volta superata la prima diffidenza, man mano che la narrazione procedeva, mi sono resa conto che il libro tratteggiava, con estrema ironia, un impietoso ritratto di tutti i peggiori sentimenti che abitano l’animo umano e una efficacissima descrizione delle eticamente deboli ambizioni dell’uomo contemporaneo.
Si sorride, ma anche si piange.
Di fronte alla precarietà del nostro vivere, alla assurda pretesa di voler risolvere le questioni con le guerre, all’integralismo religioso, alla prevaricazione dei più forti sui più deboli, alla distruzione dell’ambiente naturale, viene da chiedersi se non sia davvero auspicabile un intervento ultraterreno, come immaginato dall’Autore. Poi però torna in mente il pensiero di Leopardi che, pur nel suo amaro pessimismo cosmico, concede uno spiraglio alla luce, quando dice che per far fronte alla potenza cieca della Natura (intesa in tutti i sensi) è necessario credere nella solidarietà umana, nell’unione e nella collaborazione di tutti gli uomini: una bella utopia.