21 giorni alla fine del mondo, di Silvia Vecchini, Sualzo

"Mentre Ale e suo padre parlano, io capisco che le cose non dette possono fare ancora più paura. Possono essere un peso che ti trascina nel fondo. O una rete che imprigiona una parte di te così nascosta, che non credevi neppure che esistesse. A volte, le cose non dette esplodono come fuochi d’artificio. Sprigionano la loro energia e fanno luce su tutto.”

Il numero 21, che troviamo nel titolo, in questa storia racchiude più significati, che vengono svelati solo alla fine.  Questo graphic novel racconta di un’amicizia fra due ragazzini, Ale e Lisa, cresciuti insieme e legati anche dalla passione per il Karate. Il loro legame ad un certo punto viene bruscamente interrotto a causa di una brutta disgrazia che coinvolge proprio la famiglia del ragazzo. Il padre deciderà di allontanarlo da possibili pettegolezzi e maldicenze, lasciando Lisa nella completa tristezza e solitudine. Sarà proprio il Karate e gli insegnamenti del suo maestro ad aiutarla ad affrontare il suo dolore. Ogni capitolo della storia è scandito da uno dei 20 principi del Karate di Gichin Funakoshi che ritroviamo riuniti poi nella pergamena alla fine. Quando Ale e suo padre dopo anni tornano in paese per vendere la vecchia casa, il padre non vuole che il figlio si faccia notare in giro, ma Ale decide comunque di ritrovare la sua vecchia amica. Rivedersi riaprirà delle vecchie ferite, ma per entrambi sarà anche occasione per affrontare il passato e le questioni sospese. 

Il mistero, il dramma, il Karate e l’amicizia sono le componenti principali di questo fumetto. I 21 giorni durante l’estate, sono soprattutto quelli che i due ragazzi trascorrerranno insieme, grazie ai quali avranno modo di affrontare le loro paure e crescere; saranno momenti densi di avvenimenti, suspence, emozioni forti e contrastanti. E anche se il finale non ci dice molto, accende luce e speranza verso il futuro.