Questa manifestazione, ideata da Sergio Dalla Chiara, rievoca in veste sfarzosa, la visita del Doge di Venezia in Riviera del Brenta. Il corteo storico par tera e par mar, dopo la benedizione del gonfalone di Mira, parte dal piazzale della Chiesa di San Nicolò, attraversa Riviera Silvio Trentin ed entra in Piazza IX Martiri. Il Doge, preceduto da otto comandatari che reggono altrettanti vessilli con drappo azzurro a simboleggiare l’antica alleanza tra la Serenissima e il territorio brentano. A seguire il corteo storico con il gonfalone di San Marco e il gonfalone di Mira, i dignitari e la corte del Doge, i musici e gli sbandieratori, la comunità ecclesiastica, il popolo della Riviera del Brenta. All’entrata in Piazza, saranno le Autorità de la Mira ad accogliere il corteo storico e a rendere omaggio al doge, dopo di che si svolgerà il giuoco del Biribisso che avrà come partecipanti dame e cavalieri.
Dalle ore 17.00
Il gioco del Birbisso:
Intorno alla prima metà del secolo XVIII in Italia, probabilmente importato dalla Spagna, si era diffuso un gioco d’azzardo che tutti chiamavano Biribisso o Biribissi e, proprio in spagnolo, il suo vero nome era Biribiss. Da dove venisse questo strano nome e dove fosse mai stato ideato esattamente, nessuno può saperlo. In origine invece si sa però che questo gioco d’azzardo si svolgeva su una tavola composta da 36 figure, ognuna delle quali rappresentava animali, piante, fiori, figure. Ogni immagine era poi contrassegnata da un numero. Un cesto ricolmo di ciliegie mature il 35, l’orso vestito di rosso che suona l’organetto era il numero 29. A quel gioco, considerato da tutti un vero flagello, poteva partecipare soltanto la ricca nobiltà. I “clienti” del Tavolo del Biribisso si potevano dividere in due distinte categorie: i ricchi, che ostentavano le loro ricchezze e i ricchi viziosi del gioco. La prima categoria era quella dei ricchi intesi come tali fin dal loro concepimento. Avevano il gioco nel sangue e il danaro e il plasma che correva nelle loro vene era la ricchezza. Costoro sedevano al tavolo con l’intento primo di ostentare ricchezze, ma soprattutto per dimostrare agli altri partecipanti la profondità del loro portafoglio. Si racconta che in alcune tornate del Biribisso siano state perse proprietà terriere immense e fortune inimmaginabili. Ma c’era anche chi vinceva e allora il banditore doveva pagare al fortunato il doppio della somma puntata.
Ma le regole a quanto sembra non erano sempre le stesse e variavano da palazzo a palazzo. Questo gioco sembra abbia origini antichissime e sia stato inventato nientemeno che dagli antichi Assiri dove una sorta di dama consentiva un gioco a due e puntate di danaro anche da parte degli spettatori. Ma del Biribisso si conoscono inoltre quadri con 7 o con 26 caselle. Non ci sono state tramandate le regole precise e non sappiamo neppure dove per la prima volta questo gioco iniziò la sua fortunata o sfortunata storia in Italia. A Venezia, pare che occupasse un ruolo di primo piano nei festini delle ricche dimore sul Canal Grande oppure nelle case domenicali di campagna in Riviera del Brenta negli antichi casini da giuoco. Si dice anche che tale gioco fosse molto frequentato anche dal gentil sesso che il più delle volte, esaurito il danaro, solevano pagare i debiti con altra natura. E’ certo anche che uno dei più accaniti giocatori fu senza alcun dubbio l’avventuriero veneziano Giovanni Giacomo Casanova.
(tratto dal sito beneficamira.sergiodallachiara.it)